giovedì 2 febbraio 2012



·      TECNICHE DI BASE
·      MANOVRE 
·      RISALIRE IN CANOA

·      SALVATAGGI
·      ERRORI E DIFETTI
·      ONDE E NAVIGAZIONE
·     


Un compendio sintetizzato  di informazioni finalizzate  all’approccio con il  kayak mare 
                                                                                   A cura di Arnaldo Bonazzi










Brevissima premessa:
Differenza tra kayak e canoa  :
IL KAYAK
Il kayak, ideato e costruito dagli Eschimesi  con pelli ed ossa di animali,  viene impiegato  ancora oggi per la navigazione e la  pesca nei mari artici ; lo scafo  presenta  una sagoma caratteristica ed inconfondibile per  effetto delle  parti estreme assottigliate e rivolte  verso l’alto ; la sua  lunghezza  si  aggira  intorno ai 5 metri e ben  oltre, mentre  la  larghezza misurata sui fianchi,  varia  intorno a cm.0,50. I moderni  kayak  rispettando   la sagoma originale,  vengono realizzati con diverse fibre o miscele tra esse ; hanno due o più gavoni stagni, cioè scompartimenti al di sotto della coperta  (ponte anteriore e posteriore) con accesso dall’esterno , muniti di tappo di chiusura  ermetica, utili  oltre che per dare volumi  stagni ai fini della inaffondabilità del natante, soprattutto per riporre indumenti ed altro materiale necessario per la navigazione ed il campeggio. Sono dotati anche di pompa di sentina per lo svuotamento dell’acqua.
LA CANOA
La canoa ha origine  tra gli Indiani  del Nord America ed in Australia per il trasporto  lacustre e fluviale di persone e merci. Pur differenziata in diversi tipi  e dimensioni, è conosciuta più comunemente  come Canadese , presentando tradizionalmente il  ponte completamente  scoperto e  le punte leggermente rivolte verso l’alto. Si adopera una  pagaia con una sola pala  stando  inginocchiati o seduti.
CONCLUSIONI :
In punto di fatto con  “ canoa ” si generalizza e si  accomuna la identificazione di qualsiasi natante della stessa  “famiglia” , mentre  l’evoluzione tecnica  e storica  classifica e riconosce ufficialmente le seguenti categorie di canoe:
- Olimpica (tipo di imbarcazione : K1-K2-K4-C1-C2-C4)
- Fluviale ( discesa e slalom)
- Polo
- Altre minori (vela,marathom )
Al Kayak (meglio al Kayak-mare) infine, quale imbarcazione con le caratteristiche costruttive in precedenza indicate, attribuiamo l’identificazione di natante particolarmente  idoneo per  attività sportive diportistiche più o meno impegnative e turistico amatoriali.
Nelle pagine seguenti  useremo il termine “canoa” senza alcuna specificazione al fine di  rendere con più immediatezza l’individuazione del natante  cui si riferiranno  le manovre e quant’altro.
                                                                                        TECNICHE DI BASE  
MANOVRE
COME SI TIENE LA PAGAIA:
Premessa:
Occorre premettere alcune notizie circa la  pagaia, che costruita con i più svariati materiali, va assumendo di continuo  forme particolari in relazione alle varie esigenze personali ed applicative, nonchè alle   numerose attività sportive .  (Slalom, Discesa, Polo, Velocità, Turismo ecc.).
E’ costituita da un manico, con due pale le cui facce si chiamano ( per quelle a pale concave)  dorso , la parte convessa  e cucchiaio, la parte concava.
Per  quanto riguarda  la forma, la pagaia può essere a pale piane o a pale  concave,  quadre o simmetriche e ovali o asimmetriche. La sfasatura tra le pale è normalmente di  90 gradi, ma si hanno sfasature di 85 gradi ( o altra angolazione) , al fine di  ottenenere una rotazione ridotta del polso ed una conseguente più agevole estrazione della pala  dall’acqua.
Spesso  verrà usato  il termine cucchiaio  per individuare rapidamente la faccia  della pala  impegnata nel movimento .
Impugnatura della pagaia:
La pagaia va impugnata  con le mani disposte sul manico un po’ oltre la larghezza delle spalle; le dita delle mani non devono stringere molto il manico se non  al  momento dellla  passata in acqua.
Il cucchiaio di destra deve essere sempre perpendicolare alla superficie dell’acqua e di fronte al canoista .
Le braccia  sono tese in avanti .
POSIZIONE DEL BUSTO E DELLA SCHIENA:
Il busto viene  leggermente piegato  in avanti ; la  schiena risulta comodamente appoggiata all’apposito schienalino restrostante (mai contro il bordo del pozzetto).
POSIZIONE DELLE GAMBE:
Le gambe sono poste con le ginocchia divaricate  ed appena appoggiate sotto il ponte della canoa.
POSIZIONE DEI PIEDI E DEI  TALLONI:
I piedi devono appoggiare sugli appositi punta piedi  (regolabili o non ) in maniera che i talloni risultino tra loro ravvicinati.
POSIZIONE DELLA TESTA :
La testa non deve muoversi e lo sguardo deve puntare sempre  verso un riferimento lontano.
                                          TEST DI CONTROLLO  ASSETTO
L’assetto complessivo in canoa, che va  “personalizzato” attraverso ulteriori modifiche ed adattamenti, non  varia  se non per esigenze particolari e personali.
Un test di controllo che assicuri  di aver ottenuto un buon assetto in canoa risulta essere  la  c.d. prova  oscillazione.
Pertanto,  con  braccia tese in avanti e fianchi che ondeggiano, la canoa deve oscillare senza dare alcuna preoccupazione . Nella fase di ondeggiamento, che va ripetuta molte volte, si deve cogliere nettamente una sensazione di tranquillità e sicurezza.
La canoa non potrà mai capovolgersi se il busto rimane in asse nel  perimetro della canoa. Oltre questo limite la canoa, ahimè, si capovolgerà.
LA ROTAZIONE DELLA PAGAIA TRA LE MANI:
La rotazione della pagaia avviene nella mano sinistra tenendola afferrata con la mano destra (al contrario per i mancini). Attenzione che il cucchiaio destro, come detto, sia sempre perpendicolare alla superficie dell’acqua. La  spinta, come vedremo meglio in seguito, avverrà alternativamente a destra e a sinistra lungo i fianchi della canoa.
PAGAIARE:  Ä 
La propulsione segue l’assetto in canoa prima visto  e   consente lo spostamento della canoa in acqua. Occorre  precisare che la pagaia, quale mezzo di propulsione, sposta la canoa e non l’acqua. Da ciò deriva che  la “spinta”  ottimale, scaturisce dalla  combinazione  tra applicazione di forza  e ritmo di esecuzione della pagaiata, in rapporto alle singole  caratteristiche antropometriche.
Ciò premesso:
Attraverso la  torsione del busto ,  alla quale si accompagna anche la spalla, si  inizia a pagaiare immergendo (..o tuffando...) il cucchiaio  il più avanti possibile, cioè verso l’altezza dei piedi  (c.d. presa d’acqua) .
Lo si fa quindi scorrere,  tirandolo lungo il fianco della canoa  e ruotando contemporaneamente anche il  busto . (c.d. passata in acqua o propulsione).
Al braccio che tira si opporrà  il braccio che spinge.
Il movimento termina  con l’estrazione del cucchiaio  di taglio appena oltre l’altezza del  busto , senza sollevare troppa acqua. (c.d. svincolo o estrazione)
NOTA : Non oltrepassare l’altezza del busto perchè di fatto, non si  ottiene una ulteriore  significativa spinta.
Ruotare infine  la pagaia  e procedere nella stessa maniera dall’altro lato della canoa. (c.d. fase aerea con cambio di lato)
Ai movimenti  come indicati, si accompagna la pressione alternativa dei piedi sui punta piedi appositi.
RACCOMANDAZIONE : Particolare attenzione deve essere posta alla  torsione  e rotazione  del busto che diventa anche rotazione della spalla, che  così accompagnerà (aiutandolo)  il movimento all’indietro del braccio, al quale si opporrà la “spinta” dell’altro.
Pagaiare  risulterà all’inizio alquanto “complicato”, ma in pochissimo tempo, memorizzata  la tecnica, tutto sarà facile.
Ricapitolando assetto  e movimento  :
assetto:
·       Ginocchia divaricate  appena appoggiate sotto il ponte della canoa.
·       Piedi appoggiati ai punta piedi e talloni  ravvicinati .
·       Busto  leggermente in avanti .
·       Braccia  tese in avanti.
·       Pagaia tenuta  con le mani  distanti tra loro un pò di più di  quanto è la larghezza delle spalle. (senza stringere troppo).
·       La mano destra attraverso il polso fa ruotare  sempre  la pagaia nella mano sinistra  che allenta quindi la presa iniziale.
·       Cucchiaio destro perpendicolare alla superficie dell’acqua.
movimento  :
·       Torsione del busto, tuffo  cucchiaio destro all’altezza del piede destro.
·       Trazione con  rotazione  del busto e  della spalla; pressione del piede destro sul puntapiedi ed opposizione (spinta) del braccio opposto a quello di trazione .
·       Estrazione rapida  pala destra (di taglio senza alzare troppa acqua).
·       Rotazione immediata della pagaia tra le mani e tuffo del cucchiaio sinistro sul lato sinistro con ripetizione dei movimenti. (busto  spalla  piede e opposizione, cioè  spinta,  dell’altro braccio).
Memorizzare   l’insieme dei movimenti  e  l’assetto  in canoa, al fine di ottenere il miglior rendimento della pagaiata.  
Annotazione utile: Con mare mosso e vento teso è consigliabile tenere la pagaia alquanto bassa ( ed in molti casi  bassa anche la testa......!! ), in modo da ottenere una minore resistenza al vento delle pale, nonchè una pagaiata più larga  immediatamente utile  per un eventuale   “appoggio”.  1 
PAGAIARE  ALL’ INDIETRO :
La pagaiata all’indietro si esegue senza spostare le mani  o volgere le facce delle pale .  Il movimento  inizia  ovviamente dalla parte posteriore della canoa  tenendo ben tese all’esterno le braccia ed immergendo le pale  alternativamente prima a destra e poi a sinistra; tale movimento verrà accompagnato dalla rotazione del  busto e della spalla.
FERMARE LA CANOA:
Assimilabile alla pagaiata all’indietro, risulta questo  un movimento abbastanza semplice poichè si immergeranno le pale, sempre senza volgere le facce, alternativamente a destra ed a sinistra, dando ad esse una leggera inclinazione verso il dorso  in maniera da “sentirle” appoggiate sull’acqua.
Se  correttamente eseguito, dosando opportunamente  energia e forza, si otterrà di fermare la canoa senza variarne l’assetto direzionale.
Prima di fermare completamente la canoa occorrerà ripetere la manovra più volte.
CORREGGERE  LA  DIREZIONE :
Durante la navigazione  si renderà spesso necessario correggere la direzione di marcia. Pertanto, senza  sospendere  il ritmo , si darà  una pagaiata un pò più energica e leggermente allargata, in maniera  tale da spostare , in  uno o più tentativi, la direzione della canoa. E’ utile aggiungere  che la tecnica più redditizia, in aggiunta a quanto spiegato, prevede che il movimento venga  eseguito con una  leggera inclinazione della canoa sul lato della pagaiata, attraverso un  “appoggio”  di modesta entità con immediato raddrizzamento.
RUOTARE LA CANOA FERMA:
Qualora  invece si voglia  ruotare la canoa da fermo, si immergerà il cucchiaio all’altezza del fianco tenendolo ben  allargato all’esterno e  tirandolo  all’indietro fino alla punta posteriore con l’aiuto dei fianchi, delle ginocchia e della spalla  (c.d. richiamo di coda) . Si descriverà in sostanza  un quarto di cerchio dalla metà  in poi.
Sempre al fine di far ruotare la canoa, al richiamo di coda si contrappone il c.d. richiamo di punta , detto anche rotazione circolare,  2  se il  movimento inizia  dalla punta anteriore  per finire alla punta posteriore descrivendo  mezzo arco di cerchio.
Al richiamo di punta si può applicare la particolare tecnica di “inclinazione”  spiegata  in precedenza per la  correzione della direzione della  canoa in movimento.
SPOSTARE LA  CANOA DI LATO :
E’ un movimento  fondamentale molto utile perchè consente gli spostamenti laterali e quindi  gli accostamenti a banchine, canoe, zattere ecc. ecc.
PRIMO METODO: Ponendo la pagaia  verticalmente sul fianco della canoa, si immerge il cucchiaio  di taglio  spingendolo verso l’esterno per circa 50 o 60 centimetri ; quindi lo si ruoterà subito tirandolo a se’ ed avvicinandolo  alla canoa con movimenti  decisi e ripetuti. Occorre  compensare con  busto e fianchi  l’inevitabile oscillazione della canoa, controbilanciandola  via via che si esegue il movimento.
SECONDO METODO : Tenendo la pagaia sul fianco , disposta obliquamente, il movimento si esegue appoggiando il cucchiaio  sulla superficie dell’acqua  come per effettuare un “appoggio” ,  Ä spazzando  in maniera energica  e   tirando contemporaneamente a se’  la  canoa.
NOTA : Attenzione: il braccio che si oppone a quello che “spazza”, deve trovarsi  sempre in alto vicino o al di sopra della testa.
Abbiamo visto fin qui :
·       Come si tiene la pagaia
·       Posizioni (busto, gambe, piedi, testa)
·       Test controllo assetto
·       Rotazione della pagaia
·       Pagaiare
·       Pagaiare all’indietro
·       Fermare la canoa
·       Correggere la direzione
·       Ruotare la canoa
·       Spostare di lato la canoa
Esaminiamo ora un argomento importante per risolvere alcuni problemi di assetto in navigazione.
Diciamo subito che la pagaia serve non solo per muoversi ma anche per mantenere l’equilibrio . In una parola:  sulla pagaia ci si appoggia.
Attenzione  : Allorquando si   avverte una oscillazione  laterale  del natante  che necessita di  correzione , adottare gli appoggi.
                                      APPOGGIO BASSO, APPOGGIO ALTO, APPOGGIO CONTINUO:
L’appoggio basso (detto anche del nonno) si adopera  quando l’oscillazione laterale è abbastanza contenuta, mentre l’appoggio alto  si adopera quando l’oscillazione laterale  è alquanto pronunciata, sì da temere un rovesciamento. Questo evento accade solo se  il busto è inclinato oltre l’asse perpendicolare ideale (intersecante un punto localizzato un poco sopra l’ombelico ), ricadente nel perimetro della canoa (vedi in precedenza: “oscillazione”)
ESECUZIONE DELL’APPOGGIO  BASSO:  
Si inizia con il busto ben  ruotato verso la parte posteriore della canoa (poppa); la pagaia tenuta con il cucchiaio rivolto verso l’alto e le braccia ben tese in avanti  allo scopo di sorreggere il busto.
Il movimento inizia  “spazzando” sull’acqua  con il  dorso della pala leggermente inclinato in modo da produrre attrito,  arrivando con  movimento circolare e ben allargato all’altezza del busto, che con l’ausilio anche delle ginocchia  3  ritornerà in posizione eretta.
ESECUZIONE DELL’APPOGGIO ALTO: 
Si effettua innanzitutto con il cucchiaio rivolto verso il basso, leggermente inclinato per produrre attrito, partendo  dalla zona anteriore (prua) della canoa. Il braccio  che “tira o spazza” deve risultare ben allungato sul manico della pagaia che volge verso l’acqua, mentre l’altro braccio che si oppone  deve risultare  “chiuso”  e molto vicino al corpo.  Attenzione che si può avere un maggiore allungo del braccio che spazza se la mano del braccio che si oppone si tiene all’estremo del manico ovvero afferra addirittura la pala alla sua estremità (c.d. posizione  a pala lunga)
Si inizia il movimento  in modo “leggero” effettuando  una spazzata ben larga, appoggiando  il busto, attraverso le braccia, sulla pagaia. Quando ci si trova con la spazzata  all’altezza del busto, si immerge con forza il cucchiaio in acqua , riequilibrando così la canoa  e riportandola in assetto normale (cioè in asse).
NOTA : Per dare maggiore  efficacia all’ azione descritta, al momento della immersione della pagaia si darà un colpo di ginocchio verso l’alto.
Schematicamente :
·       Impostare correttamente le braccia sulla pagaia. ( a pala corta o a pala lunga )
·       Spazzare  con “leggerezza”, senza appesantirsi troppo sul manico della pagaia, partendo dalla punta ed allargando quanto più possibile l’arco di cerchio  della spazzata che viene a formarsi.
·       Caricare il busto attraverso le braccia sulla pagaia  via via che si spazza.
·       Affondare il cucchiaio con forza  appena raggiunto il fianco  della canoa all’altezza del busto.
·       Accompagnare  quest’ultima sequenza con una spinta in su allo scafo attraverso il ginocchio.
ESECUZIONE DELL’APPOGGIO CONTINUO:
Consente di mantenere per un certo tempo  un’eventuale posizione precaria ed obbliqua assunta improvvisamente dalla  canoa.
L’appoggio inizia  “spazzando” con il dorso della pala in maniera continua sul lato dello sbandamento in avanti ed indietro limitatamente alla  parte centrale e  senza allargarsi troppo .
Il braccio  che “ tira o spazza ” deve risultare sempre ben allungato sul manico della pagaia che volge verso l’acqua, mentre l’altro braccio che si oppone  deve risultare  “chiuso”  e molto vicino al corpo. Siffatta posizione consente di sorreggere tutto il busto  (si imposta anche a pala lunga).
Si protrae quindi il movimento fino a quando non interviene una qualche soluzione per uscire dalla precaria posizione, tentando, in primo luogo, il raddrizzamento con l’ausilio di ginocchia, fianchi, e affondamento della pagaia .
LE GINOCCHIA : QUALE GINOCCHIO USARE  ?
Come accennato,  l’aiuto alle manovre ed in particolare agli appoggi  è dato dalle ginocchia poste sotto coperta .
In linea generale per riportare la canoa in equilibrio occorre  agire  non  solo con la pagaia, che come detto ci spinge e ci sostiene,  ma  attraverso la spinta (o colpo) in su delle ginocchia, la cui azione si collega  anche  a  fianchi e bacino.
Per riequilibrare con le ginocchia occorre : 
·       Spingere in su il ginocchio destro se la canoa  oscilla verso destra .
·       Spingere in su il ginocchio sinistro se la canoa oscilla verso sinistra .
USCITA DALLA CANOA ROVESCIATA:
In caso di rovesciamento della canoUa occorre:
·       Stare calmi e rendersi conto della nuova posizione.
·       Unire ginocchia e gambe.
·       Afferrare la fettuccia del paraspruzzi piegando la testa in avanti.
·       Tirare la fettuccia  del paraspruzzi (.......entra così acqua);
·       Sollevare  la canoa con  entrambe le  mani poste ai  lati del pozzetto (come per togliersi  un cappello....), emergendo  lentamente di lato.
Nota  importante : con l’entrata dell’acqua nel pozzetto si ha subito una   (piacevole.....) spinta in fuori di tutto il  corpo.
COME SI ENTRA IN CANOA:
Entrata e partenza dalla riva :
In premessa va detto che sotto l’aspetto della tecnica, la sequenza che si descrive è applicabile con gli  eventuali adattamenti, anche alle entrate da pontili, bordo  piscine, zattere , scogli , rilevati , ecc.ecc.
Nel caso di entrata dalla battigia , perpendicolarmente ad essa  si poggia la canoa per metà (circa) in acqua.
Tenendo  la pagaia  dietro la schiena , con la  mano verso l’etremo del manico, ci si abbassa sulle ginocchia afferrando  in  maniera solidale  il   bordo posteriore del pozzetto. L’altra pala  risulterà  quindi  appoggiata  sulla riva ( o pontile, bordo piscina o..... altro rilevato),  formando un ponte attraverso il doppio punto d’appoggio.
Ci si siede quindi sulla pagaia il più vicino possibile al pozzetto, introducendo una per volta le gambe . A questo punto occorre spostare il bacino  e farsi  rapidamente scivolare all’interno del pozzetto.
Si riporta quindi la pagaia in posizione normale  ed  aiutandosi con la stessa  e/o con bruschi scatti del corpo in avanti, si cerca di  guadagnare quel tanto di acqua che permetta  il galleggiamento e l’uso normale della pagaia. (non si dimentichi il paraspruzzi se ci sono onde frangenti frontali).
Entrata e partenza con canoa  in acqua ( 50 cm. circa di acqua-entrata da destra):
Con la mano destra si afferra il bordo del pozzetto nella parte posteriore introducendo anche il piede  destro ( piede d’appoggio ) che risulterà centrato  sulla mezzeria  dello scafo  (asse longitudinale). 
Rendendosi esattamente conto della precaria posizione assunta, ma  mantenendo  l’equilibrio, con  la mano sinistra  si afferra  il pozzetto sempre nella parte posteriore.
In  questa posizione, senza fretta e piegando leggermente il busto in avanti, ci si solleva un po’ sulle braccia e scaricando il peso sul piede d’appoggio si introdurrà anche  l’altro piede, scivolando rapidamente all’interno della canoa con il resto del corpo.
Nota non  superflua : 
Domanda :  .... E  la pagaia dove la  metto ?                                      
Risposta :  
*      Se e’ legata alla canoa , la  metto in acqua;
*      Se non e’ legata ,  la tengo afferrata  con la mano  destra solidalmente con il  pozzetto posteriore.
COME SI ESCE DALLA CANOA :
Uscita con arrivo sulla riva .
Raggiunta la riva ovvero  in  acqua bassissima , la tecnica è la seguente :
Abbandonare la pagaia (in acqua, meglio se legata);
Afferrare  con entrambe le mani il  bordo posteriore del pozzetto sollevandosi un poco;  (dopo aver sganciato il paraspruzzi....se lo avete indossato)
Spostare  un piede ( piede d’appoggio) centrandolo bene sulla mezzeria (asse longitudinale ) dello scafo , avvicinandolo quanto più possibile al  sediolino, ovvero poggiandolo al centro  dello stesso.
In questa posizione e, more solito senza fretta,  sollevarsi  ancora un po’ curvando in avanti il busto,  scaricando  il peso del corpo proprio sul piede d’appoggio.
Sicuri a questo punto di aver ottenuto un buon equilibrio , portare fuori  l’altro piede flettendo (ovviamente) la gamba e  completando l’uscita.
NOTA : Se diventa difficoltoso estrarre l’altro piede , ci si può sempre sedere sul bordo del pozzetto e  ..........concludere in qualche maniera l’uscita.
Uscita con arrivo a pontili, zattere, bordo piscine, scogli ed altri rilevati:
Dopo l’accostamento:
Tenendo  il  manico della pagaia  quanto più possibile all’estremo, portarla in questa posizione sul retro del pozzetto e solidalmente ad esso  stringerla con la mano. Poggiare tutto il resto del manico, pala compresa (di piatto)  sulla zattera o sul bordo della piscina o su altro rilevato .  7
In questa posizione e con l’altra mano sul manico della pagaia, sollevarsi  e sedersi  sul bordo del pozzetto tenendo ben distese le gambe.
Flettendo  le gambe appoggiare i piedi nel  sediolino.
Spostare un piede (quello d’appoggio)  centrandolo sulla mezzeria (asse longitudinale) dello scafo.
Curvando leggermente il corpo in avanti, sollevarsi scaricando il peso del corpo su questo piede.
Portare  l’altro piede a terra.
Una volta a terra questo piede diventerà d’appoggio. Su di esso, quindi, si scaricherà il peso del  corpo  per il completamento dell’uscita dalla canoa.
NOTA : Non si dimentichi, una volta “ raddrizzati”, il recupero della  canoa..... !!
SVUOTAMENTO CANOA :
Tenendola per il bordo del pozzetto si poggerà su di un fianco a terra ottenendo subito un parziale svuotamento d’acqua. Si rovescierà completamente a terra  ed  una per volta si  solleveranno  alternativamente  le due estremita’  (da soli o con altro compagno) finchè non sarà fuoriuscita tutta l’acqua dal pozzetto.

                                                                                        RISALIRE IN CANOA
SALVATAGGI
Ovvero : un minimo di......suggerimenti !!!!
In via preliminare  occorre  ammettere  che tra i canoisti, in molti casi, scarsa o  nulla  risulta la conoscenza  di    “tecniche”   per  risalire in canoa dopo un’accidentale uscita,  per  eseguire  correttamente un eventuale salvataggio.
Auspicando  corsi pratici con istruttori qualificati, ci limiteremo  di seguito a dare un “minimo” di suggerimenti  finalizzati  alla conoscenza di nozioni basilari   per effettuare una  risalita in canoa o per eseguire un vero e proprio  salvataggio.
Possiamo affermare un principio fondamentale : La  risalita  in canoa  precede  o  completa il  salvataggio.
AUTOSALVATAGGIO:
Tralasciando la tecnica dell’Eskimo, di cui si tratterrà ampiamente  in prosieguo,  i due casi che andiamo ad esaminare si riferiscono  a tecniche per  risalire o rientrare nel pozzetto da soli, quando  accidentalmente o volutamente si è caduti in acqua.
CASO PRIMO :
Il canoista in acqua  si porta  su di un lato della canoa, senza mai  perdere il contatto con il natante. (non perdere il contatto con la propria canoa una volta in acqua, e’ un consiglio da  tenere presente in tutti i casi) . Poggiando le mani sul ponte posteriore, effettuera’  uno slancio verso l’alto di tutto il corpo, cercando la risalita  con l’addome appoggiato sul ponte stesso.
NOTA : E’ necessario  mare  calmo e poca   acqua nel pozzetto.....;
Mantenendosi  in equilibrio, ruoterà  il corpo lentamente facendo perno sull’addome portando la testa verso la prua.
Appena possibile dovrà :
Afferrare con le mani i bordi del pozzetto e senza stare troppo eretto,  mettersi a  cavalcioni sulla canoa.
Effettuare successivi scatti in avanti fino ad arrivare con il bacino nel pozzetto  scendendovi all’interno con massima rapidità.
Una volta seduti, si rientreranno anche le gambe e si svuoterà l’acqua presente all’interno del pozzetto adoperando una spugna, o la metà di un vuoto di bottiglia di minerale o altro “aggeggio” idoneo o infine, e come soluzione ottimale,  una  pompa di sentina di cui ogni canoa dovrebbe essere dotata .
CASO SECONDO :  
Altra  soluzione risulta essere il c.d. metodo del “Paddle Float (letteralmente pagaia galleggiante) che  consiste nel creare due punti di appoggio su di un lato della canoa :  uno in mare, attraverso un galleggiante  ( vedi nota  che segue) allacciato ad una pala della pagaia ed uno sulla canoa  mediante uno o due occhielli di elastico preventivamente  “costruiti”  sul ponte posteriore ( di facile realizzazione ), nei quali (o nel quale )  infilare o la pala o il manico, bloccando così  tutta la pagaia.
 NOTA : Il galleggiante di cui si parla , che altro non è se non un cuscinetto  gonfiabile a doppia faccia entro cui si infila il cucchiaio della pagaia, oltre che trovarlo in commercio (un po’ caro in verità....!!), puo’ essere sostituito  utilizzando del materiale espanso o altro materiale che fissato (leggi: legato)  alla pala della pagaia, consenta di non farla affondare repentinamente .  Eccezionalmente, ed in casi estremi, si  adopera  anche lo stesso giubbino salvagente .  Tanto il  galleggiante gonfiabile, quanto altro manufatto, devono essere  sempre a portata di mano, cioe’ fissati negli elestici sul ponte della canoa.
La canoa così attrezzata opporrà  da quel lato una ottima resistenza all’ondeggiamento e  agevolerà la risalita del canoista , il quale dovrà comportarsi come segue:
Con una mano  afferrerà il bordo  del  pozzetto e nel contempo con l’altra,  si appoggerà al  manico della pagaia  prefissato sulla canoa e tenuto bloccato sul ponte posteriore.
In questa posizione si solleverà dandosi una spinta verso l’alto in maniera da arrivare  con l’addome sul ponte posteriore  verso il pozzetto, aiutandosi  anche con l’appoggio delle gambe  sul manico della pagaia che non affonderà. Il corpo però, dovrà risultare il  più possibile disteso sulla canoa  in senso longitudinale.
Tenendo sempre presente mentalmente che da quel lato la canoa non si può ribaltare, il canoista eseguirà i movimenti  che appresso descriviamo:
Sempre distesi sull’addome, come detto,  sollevarsi leggermente.
Appoggiare utilmente le gambe sul manico della pagaia (una o entrambe) ed  infilarne una  nel pozzetto senza altro movimento, cercando di accostarla alla parete interna in maniera tale da lasciare spazio all’altra gamba che, come in appresso, dovrà introdursi a completamento del movimento.
Consci costantemente della sicurezza  in atto,  rigirarsi  su se stessi infilando  contemporaneamente  anche l’altra gamba e con essa  il bacino.
A questo punto non rimane che mettersi in posizione eretta, togliendo  il galleggiante e l’aggancio  della pagaia alla canoa.
SALVATAGGIO ASSISTITO:
Chiamasi tale ogni operazione di salvataggio effettuata insieme ad altri canoisti.
Diverse e numerose risultano le  tecniche del salvataggio “assistito”.
Tra le numerose tecniche ne  illustreremo soltanto una, ritenendola  di facile apprendimento e di  effetto sicuro da adottare tra due canoisti.
Prima  fase  : Svuotamento acqua (in assenza di pompa di sentina) 
CASO PRIMO : 
Il canoista in acqua pone la propria canoa a fianco dell’altra  portandosi poi dalla parte opposta  sul lato della canoa del compagno . Appoggiando quindi  gli avambracci sul ponte anteriore della canoa di soccorso e facendo perno sui gomiti, afferrerà il bordo superiore del   pozzetto della propria canoa  sollevandolo, finchè il bordo opposto (inferiore) non abbia oltrepassato il “pelo” dell’acqua, con ciò permettendo un parziale  svuotamento del pozzetto.
CASO SECONDO : 
Il canoista in acqua porta  la canoa capovolta o non al compagno, che l’afferra per una punta e, con movimento rapido e deciso,  la trascina  quindi sul proprio ponte anteriore (senza rovinare il tessuto del paraspruzzi).
Capovolta ed in bilico, quindi , la farà oscillare in maniera da far fuoriuscire l’acqua.
NOTA:  Si  può dire  che questo metodo è migliore di quello visto in precedenza poichè lo svuotamento dell’acqua è totale ed il canoista in  acqua ,se occorre, può sempre aiutare il compagno nella esecuzione delle oscillazioni.
Seconda  fase : Rientro in canoa  
Dopo lo svuotamento,  il canoista in acqua, aiutato dal compagno, pone la canoa a fianco dell’altra in maniera che risultino entrambe parallele e simmetriche .
Si sposta quindi sul lato della propria canoa all’altezza del pozzetto ed attende che il compagno soccorritore sia pronto ad assumere   la  “posizione”  che segue :
Con una o entrambe le  pagaie tenute  sotto l’ascella, egli   formerà un ponte tra le due canoe . Pertanto, con una mano stringerà i manici della o delle pagaie al bordo posteriore del pozzetto della canoa del compagno; con l’altra  terrà ben stretto a se’ e solidale con la propria canoa  il  pozzetto della canoa del compagno.
NOTA  : L’assetto, come descritto, costituirà una sorta di  “zattera”, che sarà  tanto più  efficace e risolutiva per il rientro in canoa  (.....o del salvataggio), quanto più solidale risulterà l’unione dei due natanti.
A questo punto, verificato l’assetto descritto, il canoista in acqua effettuerà i seguenti movimenti:
Tenendosi  con una mano al bordo del proprio pozzetto e con l’altra al bordo del pozzetto della canoa del compagno,  4   si solleverà di slancio cercando la risalita  sulla propria canoa . (per esempio, se la risalita avviene tenendo la prua a destra , la mano destra  afferrerà il proprio pozzetto, mentre quella sinistra  il pozzetto dell’altra canoa).
NOTA  : Lo slancio avrà maggiore o minore efficacia in relazione alla posizione delle mani sui pozzetti; quanto più lontano dal corpo ed in alto esse risulteranno, tanto più efficace sarà la spinta in su del corpo poichè maggiore sarà l’estensione delle braccia che forniscono  la spinta.
Nella fase aerea di  risalita il canoista cercherà di rigirarsi e di giungere  quasi seduto sul bordo del pozzetto della propria canoa.
Se si troverà in questa posizione, farà quindi seguire l’entrata nel pozzetto delle gambe e del bacino .
Preme  sottolineare che  è possibile anche utilizzare, per il rientro nel pozzetto, parte della  tecnica esaminata trattando del  paddle float , poichè il canoista  anzichè raggiungere seduto il bordo del pozzetto, con lo slancio potrà arrivare  con l’addome  appoggiato tra il ponte posteriore ed il bordo del pozzetto e con il corpo  sicuramente posto di traverso  e disteso; in questa posizione introdurrà una per volta le gambe come spiegato nel metodo del paddle float.  (Rivedi....)
Vantaggi  della tecnica descritta :
Il canoista in acqua, risalendo in canoa ed afferrando il pozzetto della canoa di soccorso,  contribuisce a  rendere ancor piu’ solidali i due natanti.
Il compagno in canoa, assicuratosi che il compagno  in acqua è  pronto alla risalita e tiene  correttamente i  pozzetti, potrà, liberando la propria mano,  dare   un  ulteriore aiuto  per  facilitare il rientro.
QUANDO NON SI RIESCE A RISALIRE IN CANOA:
Se si è  da soli :
Capovolgere  la canoa, ( pozzetto sott’acqua ),  rendendola  più galleggiabile .
Portarsi verso  la  punta  della canoa (poppa o prua, non fa differenza), quindi, cercando di  tenerla appoggiata   sulla spalla , spingere la canoa nuotando nel migliore dei modi verso terra o verso una zona riparata  in cui  provare  lo svuotamento e la risalita.
Se si  è con altro compagno :
CASO PRIMO :
Con la canoa in posizione regolare (quindi se capovolta occorre rimetterla in posizione normale)  afferrare con una mano   una delle due estremità tenendo anche la pagaia o riponendola nel pozzetto.
Richiamare l’attenzione del compagno soccorritore, il quale  avvicinerà  la  poppa della propria canoa al canoista in acqua consentendogli di afferrarla con la mano libera e di essere rimorchiato.
CASO SECONDO :
Il caso prevede la impossibilità di rimorchiare la canoa e quindi il canoista insieme, ma solo il salvataggio del canoista. Pertanto egli si  appenderà aggrappandosi ad una delle due estremità ( poppa o pruna ) della canoa di soccorso, cercando di portar su anche le gambe .
RIMORCHIO CON  CIMA DI  SALVATAGGIO : 
Il canoista in seria  difficoltà (stress - vomito - ecc.) dovrà essere  rimorchiato  fino all’approdo più vicino.
Occorre all’uopo   una  “ cima ” preparata in maniera particolare, cioè provvista di  un “pezzo” di elastico per ammortizzare le  tensioni al rimorchio, ad un estremo della quale  si aggancierà la canoa da soccorrere, mentre all’altro estremo, attraverso  un moschettone  terminale passante in un  nodo ad occhiello formato sulla stessa cima, si  “ legherà ” il  soccorritore nella seguente maniera :
Intorno al busto e di traverso, incrociandola sulla  spalla  in maniera da poter pagaiare ed in tutti i casi eventualmente sganciare facilmente agendo sul moschettone.
Il rimorchio risulterà maggiormente efficace, se a trainare sono due canoe  legate in  “tandem”.
Ancor meglio ( ... se necessario), quando  le canoe sono tre, poiche’ il terzo canoista  potrebbe accostare la propria canoa  a quella del canoista in difficoltà aiutandolo in qualche modo durante il rimorchio.
                   E per finire con i salvataggi :
                                                                                         L’ESKIMO:
Parola “magica”;  il sogno di tutti i canoisti : fare l’Eschimo, cioè raddrizzare la canoa completamente rovesciata senza uscire dal pozzetto.
I metodi sono molti  ( forse anche troppi.....), ma le differenze tra loro, poche.
Lungi dall’esaminare questo o quel metodo, mi preme sottolineare che per tutti vale una premessa fondamentale :
La canoa viene raddrizzata  se  l’assetto   è  perfetto. In una parola,  alla canoa il  canoista deve trasmettere qualsiasi movimento prestabilito .
Il  migliore assetto si ottiene  quando:
·       le gambe risultano  allargate e le  ginocchia appoggiano (senza premere troppo) sotto il ponte anteriore;
·       il posizionamento sui puntapiedi risulta corretto se i talloni sono  ravvicinati; 
·       la schiena appoggia comodamente sull’apposito schienalino  retrostante;
·       il bacino risulta  ben assestato sul fondo del sediolino;
·       i fianchi (elemento importantissimo)  devono risultare  ben  “tenuti” nel  sediolino;
In una parola, si ripete,  bisogna avere la netta percezione di  poter trasmettere alla canoa qualsiasi minimo movimento del corpo .
Perchè ?
L’eskimo risulta  l’insieme di 4 condizioni :
·       la decisione ( .... e non il coraggio );
·       un appoggio corretto della pala sull’acqua;
·       l’azione coordinata in un sol tempo, soprattutto rapida  e decisa delle ginocchia, delle gambe, dei fianchi e del  bacino;
·       l’ uscita  della testa per  ultimo.
Conclusione (.....consigliata) :
Per imparare l’Eskimo  ed adoperarlo per un’eventuale  autosalvataggio la teoria è importante , ma  occorre provare e.....riprovare con l’assistenza di un istruttore.
PER ESCHIMOTARE :
Dopo il capovolgimento (per es. a destra):
Rilassarsi e tirare in su dal  lato destro la testa e le braccia
NOTA: : la testa rimarrà sott’acqua,  portata in avanti quasi appoggiata al bordo esterno (destro in questo caso). Le braccia che impugnano la pagaia, dovranno risultare fuori dall’acqua e parallele allo scafo. 
In rapida sequenza :
Accertarsi che la mano sinistra tenga la pagaia al di sopra dello scafo .
Che la mano destra tenga la pagaia in maniera che il cucchiaio sia appoggiato sull’acqua dalla parte  concava. (si può anche battere  sull’acqua il cucchiaio per avere certezza della corretta posizione
Che l’assetto sia valido.
Pertanto:
·       Spazzare  piano e con calma fino a raggiungere il fianco della canoa.
·       Qui giunti,  spingere  con forza  in giù la pala destra ed in su la pala sinistra .
·       Contemporaneamente spingere il ginocchio destro in su, opponendo la distenzione della gamba sinistra che si allunghera’  al massimo puntandosi bene sul puntapiedi.
·       Tirare in su la testa come ultima cosa da fare.
Alcuni autori (Maestri) nei loro scritti spiegano il movimento di Eskimo precisando che completata la spazzata, come indicato in precedenza, è sufficiente irrigidire spalle e braccia, senza cioè darsi la  spinta con la pagaia , ma a questa “appendersi” per  eschimotare . La ragione di questo suggerimento starebbe nel fatto che si perde  troppo tempo per pensare (......sott’acqua) ad impostare  correttamente la spinta da dare alla pagaia, a svantaggio del tempo necessario per concentrarsi su ciò che si deve fare dopo. Vale la pena provare.....!!
                                                                                          ERRORI E DIFETTI
ONDE E  NAVIGAZIONE
ERRORI E DIFETTI DELLA PAGAIATA:  6
Caso 1 : Se si forza molto la trazione:
Si sposta acqua e non canoa.
Si dà oscillazione impropria alla canoa
Caso 2 : Se si alza troppo la spalla alla  trazione:
La lunghezza della pagaiata si accorcia.
Si sfrutta poco la rotazione del busto.
Caso 3 : Se si alza la spalla all’estrazione della pala:
Si rallenta lo svincolo (che deve invece essere rapido).
Caso 4 : Se si carica tropppo il braccio:
Contrazione e rigidità dei  movimenti e loro limitazione.
Caso 5 : Se si usano solo le braccia e non busto e fianchi insieme:
Affaticamento eccessivo delle sole braccia.
Caso 6 : Se le braccia sono troppo rigide:
Beccheggio della canoa (oscillazione longitudinale) nonchè scadente coordinazione dei movimenti.
Caso 7 : Se le braccia sono poco allungate e contratte:
Poca risulta la spinta e molta la fatica.
Caso 8 : Se l’affondamento della pala è eccessivo:
Dispersione d’energia . 
Caso 9 : Se l’allargamento della pagaiata è eccessivo:
La canoa tende a serpeggiare e si rischia il ribaltamento.
Caso 10 : Se la pala è parzialmente immersa :
Minore resistenza e minore efficacia.
Caso 11 : Se si immerge la pala di taglio :
Perdita della stabilità della canoa.
Caso 12 : Se l’estrazione della pala è lenta :
Rallentamento della velocità della canoa ( si produce una vera e propria frenata).
Caso 13 : Se si alza il gomito all’estrazione della pala:
Si solleva troppa acqua e si  tende a far aumentare il lavoro del polso.
Caso 14 : Se si alza troppo l’avambraccio :
La pagaiata diventa più corta.
La pala tende a scivolare nell’aria.
Fase del cambio di lato alquanto scoordinata e critica.
ONDE E NAVIGAZIONE :
Brevemente :
IL MARE :
mare calmo .........................onde mt. fino a 0,10
mare leggermente mosso ....onde mt. fino a 0,50
mare mosso ........................onde mt.  fino a 1,25 
mare agitato .......................onde mt.  fino a 4,00
mare molto agitato .............onde mt.  fino a 6,00
mare molto grosso .............onde mt. fino a 14,00
mare in tempesta ................onde oltre  mt  14,00
IL VENTO :
calmo
bava di vento
brezza leggera, tesa, fresca
moderato
teso
forte
burrasca moderata, forte,fortissima
fortunale
uragano
LE ONDE:
Il vento  in mare genera le onde rappresentate da masse  d’acqua più o meno alte e/o voluminose .
LE CORRENTI:
Sono dovute a  diversi fattori  ambientali. Capita spesso di notare un cambiamento  della superficie del  mare rispetto allo standard osservato  in costanza di  navigazione; in quel tratto è presente una corrente marina.


NAVIGAZIONECON ONDE DI PRUA E DI POPPA
Rappresenta la migliore  soluzione  per la navigazione. Con la prua della canoa l’onda sarà saltata o bucata a seconda del tipo di canoa, della  intensità del  mare e  del vento. Potrà essere affrontata anche  di traverso (3/4 di prua, cioè  obliquamente) valutando  opportunamente  le condizioni sopra indicate.
Con onde di poppa spesso si  sfrutta il sollevamento (che è poi una spinta verso l’alto ) della canoa.
Pertanto, nel momento preciso in cui si “vede” la punta della canoa  prima sollevarsi e poi  abbassarsi,  si  accellera la velocità forzando la pagaiata.  Si avvertirà immediatamente il sollevamento e la spinta  in avanti della canoa. Terminato l’effetto (chiamato surf),  si tornerà a pagaiare in maniera normale in attesa  di un’altra onda .
 L’effetto  “surf” richiede costantemente  il più attento controllo della  canoa attraverso  impiego della  pagaia che fungerà da timone attraverso appoggi continui, per la  correzione dei possibili  spostamenti .
NOTA: Una deriva a baionetta mobile migliora molto la navigazione soprattutto con onde di poppa e di lato.
Se, al contrario, non si vuole sfruttare l’effetto surf si navigherà ugualmente  con il vento in poppa controllando l’andatura , senza forzare , adeguandola  alle condizioni generali del  mare.
NAVIGAZIONE CON ONDE DI LATO :
Con  onde di lato ed in presenza di forte vento è consigliabile affrontare le onde procedendo di traverso e a  zig zag. (si allungherà sicuramente  il percorso, ma.....) .
In siffatta condizione  si potrà adottare ( ..o provare) un assetto particolare  che consiste nell’inclinare leggermente  la canoa dal lato del vento, continuando a pagaiare con la massima attenzione. Occorre tenere presente che l’inclinazione si ottiene adoperando opportunamente ginocchia e fianchi .
Come inclinarsi :
Il maggior impegno all’inclinazione è dato dalla posizione delle gambe, in quanto  la gamba  posta verso il lato dell’inclinazione si “deve” distendere un po’, mentre il ginocchio dell’altra rimane ben appoggiato sotto il ponte con ciò favorendo lo sbilanciamento voluto. 5
In ogni caso , i fianchi e  le ginocchia, unitamente ad una pagaiata “appoggiata” ed una buona dose di costante concentrazione ,  gestiscono  con sicurezza il cennato squilibrio . (Perchè di squilibrio sia pur controllato si tratta).
NOTA : Se si  impostano bene le sopra cennate condizioni, è possibile pagaiare a lungo, fermo restando una  rapida e cosciente  valutazione  circa la opportunità di continuare , ovvero di  procedere di traverso,cioè a zig zag.
NAVIGARE  COME GLI  ESCHIMESI :
Si ritiene a questo punto interessante ed utile dare un cenno  anche sulla c.d. pagaiata alla maniera degli Eschimesi.
In breve :
CARATTERISTICHE  DELLA PAGAIA :
La pagaia  tipica ed originaria degli Eschimesi ,  non è  presente nei listini  commerciali  delle ditte produttrici  e/o distributrici di accessori  per canoa. E’ comunque sempre possibile, con  il “passa parola”,  avere l’indirizzo del fabbricante italiano  e metterla in acqua per le prove.
Le caratteristiche di quella in mio possesso sono:
Lunghezza  cm.  240 
Pale :  Lunghezza cm 85;  piane , simmetriche. Altezza cm 7 (misurata a metà pala: all’estremità cm.8,5).
Manico :  Lunghezza  utile per l’impugnatura: cm.60.
Peso :  Kg. 1,330 c.a.
Materiali :  Manico in alluminio e pale in  vetroresina.
Aspetto : Molto  accattivante.
LA POSIZIONE  DELLE  BRACCIA  E DEI GOMITI:
Le braccia  non devono essere tese, come nella impostazione già vista  della pagaiata “classica”. Devono risultare retratte verso il corpo  con i gomiti tenuti bassi. L’ impostazione   è in sostanza  condizionata dalla posizione delle mani  che risultano  ravvicinate  sul manico.
POSIZIONE DEL BUSTO :
Come sempre, leggermente inclinato in avanti.
LA TECNICA DI VOGA :
Senza allungare  troppo  in avanti  le braccia,  prepararare l’immersione in acqua  della pala angolandola  di pochi gradi , flettendo contemporaneamente  di poco in avanti il busto cui si associerà anche la rotazione della spalla.
Quindi, tirare a se  la pala  senza alcuna rotazione del polso, opponendo la spinta dell’altro braccio che agirà unitamente alla rotazione sui  fianchi di  busto e spalla.
Estrarre  la pala sollevando  il braccio  (non la spalla) e  ripetere dall’altra parte il movimento.
                                                                  CONSIDERAZIONI ED OSSERVAZIONI :
CONSIDERAZIONI IN POSITIVO  : Il movimento  come descritto si basa fondamentalmente sull’azione coordinata e continua  operata da busto e spalla  “imperniati” sui fianchi. Viene così a prodursi un “meccanismo motorio” marcatamente ciclico e particolarmente   utile soprattutto per  lunghi percorsi ;  infatti  l’assetto  come descritto  non affatica  molto; attraverso  la ottimizzazione del ritmo di  pagaiata  si  ottiene anche una discreta velocità. In una parola, ci si stanca molto meno rispetto all’impegno che si assume con altre pagaie, diciamo “tradizionali”.
Va precisato che con la pagaia “Eschimese” risultano altresì applicabili e  valide , tutte  le tecniche di base  come  appoggi, rotazioni, eschimo ed altro. Vale la pena provare .
CONSIDERAZIONI IN  NEGATIVO :  In primo luogo non se ne vedono troppe in circolazione; si  riscontra una sorta di “preoccupazione” nel  passare  in via definitiva dalla  pagaia c.d. tradizionale a quella eschimese.
OSSERVAZIONI : Si  nota, sempre più frequentemente , l’uso  di pagaie a pale lunghe e  piane  (modelli questi  presenti nei listini commerciali), “ proposte” come pagaie “eschimesi”, alquanto diverse da quella descritta in precedenza. Questo tipo di pagaie , se divisibili, vengono usate come pagaie di scorta , spesso alternate a  quelle tradizionali  ed infine usate con la tecnica della pagaiata eschimese prima descritta.






      
                                                                                    USCITE IN CANOA:
Le uscite in mare di più persone, necessitano di un comportamento particolare per diversi motivi di ordine logistico e di sicurezza.
Intanto  diciamo che è bene che si formino dei gruppi di due o tre canoe  che procedano abbastanza affiancate.
E’ scontato il fatto che in tale formazione risulta semplice e....... comunque possibile tentare  un eventuale salvataggio.
Al contrario, quando  ogni canoista ( probabilmente  colto da  un’incrontrollabile  raptus di........ ), procede  per proprio conto  allontanandosi  dal gruppo,  non solo priva il gruppo di un riferimento in caso di necessità, ma egli stesso si pone nelle peggiori condizioni di non poter essere  raggiunto  velocemente e quindi  soccorso in tempo.
Queste considerazioni  non vanno sottovalutate specialmente quando si  organizzano  manifestazioni  con  numerosi partecipanti, probabilmente non tutti  forniti delle conoscenze  di base necessarie e fondamentali per la navigazione in canoa.
I consigli pratici riguardano anche  l’avere un minimo di dotazione come può essere il giubbino salvagente (sempre), il paraspruzzi (ove necessario), pagaia di scorta (per traversate e ....con vento da terra), coni di galleggiamento (se canoa affondabile), altri accessori  da ritenere non superflui.


 E’ UTILE SAPERE CHE......

Se arriva un’onda frangente davanti in cui state per infilarvi, farsi superare dall’acqua badando di tenere ben stretta ed alta sopra la testa la pagaia.

Navigando con onde di lato e a zig zag (cioè obliquamente) è bene cambiare la direzione preferibilmente nel momento in cui si  ha  l’onda sotto la canoa.

Nel caso occorre rimanere fermi  in mare per una qualsiasi ragione, la posizione da assumere rispetto all’onda è da mettere in relazione con l’entità del vento e della massa d’acqua che forma l’onda.
Si darà il fianco della canoa all’onda, se il movimento della massa d’acqua non è influenzato dalla velocità del vento  e quindi l’onda non ricade su se stessa frangendosi.  In siffatte condizioni la canoa si solleva e si abbassa nel moto ondoso in tutta sicurezza. Negli altri casi occorre volgere sempre  la prua all’onda.

La prua all’onda, la direzione di marcia  un po’ obliqua , la massima concentrazione, la pagaiata lentissima, la testa abbassata, rappresentano le norme di maggior sicurezza in condizioni di mare e vento  alquanto  avversi.

Se si avvicinano motoscafi, canotti a motore, barche e barconi da pesca, volgere sempre la prua alle onde che si formano dalla scia e non sottovalutare mai l’entità della massa d’acqua che arriva.

Occorre fare molta attenzione alla risacca che si forma in prossimità di scogliere, muraglioni ed altro. Evitare di entrarci dentro allontanandovi in misura sufficiente .

Se attraverso una corda non si tiene  legata la pagaia alla canoa, legatela al polso.

Prima di iniziare la navigazione è consigliabile un periodo di riscaldamento a terra con esercizi di stretching .

E’ utile e divertente eseguire in acqua  come programma di riscaldamento i movimenti fondamentali di tecnica (es: test controllo assetto, pagaiare all’indietro, spostare di lato la canoa, appoggi ecc.ecc.), nonchè un esercizio di “sensibilizzazione delle ginocchia”, da eseguire nel seguente modo: fate avvicinare la canoa di un compagno ed aggrappatevi bene con due mani alla punta anteriore; sbilanciatevi portando il busto fuori dall’asse fino a  toccare l’acqua. A questo punto, dopo un  “attimo” di concentrazione,  raddrizzatevi con il colpo in su del ginocchio  (azionando anche il fianco). Ripetete l’esercizio anche dall’altro lato.

Durante la navigazione è bene fissare qualcosa in lontananza perchè si procederà costantamente in quella direzione. (vedi posizione della testa) Se invece ci si distrae,  fissando altro, si cambierà subito la direzione.

E’ bene non guardare la pala che si immerge ma immaginarne la posizione procedendo eventualmente alla correzione della sua angolazione in acqua.

Mai a piedi nudi in canoa (?).

Se lanciate dritta la canoa e  sollevate la pagaia dall’acqua, sbilanciandovi moderatamente a destra ruoterete a sinistra , se vi  sbilanciate a sinistra ruoterete  a destra .

Il pollice e l’indice della mano, formando un incavo, stringeranno in esso il manico della pagaia dando così presa corretta e spinta maggiore. Il medio, l’anulare ed il mignolo contribuiranno anch’essi alla presa ma in maniera meno completa poichè non si chiuderanno  completamente ad anello ma si poggieranno sul manico fornendo per effetto della loro posizione ed all’atto della trazione, una spinta  di  potenza ridotta.

La canoa sul portapacchi della vettura non deve sporgere posteriomente più di un terzo della  lunghezza della vettura stessa. Tenere presente altresì che non potrà sporgere sul davanti della vettura e che è obbligatorio un cartello colorato posto in qualche modo (a norma di legge : in maniera verticale.....?) al limite della sporgenza .

Con canoa sul tetto della vettura bisogna rallentare di molto la velocita’ allorquando state per incrociare  mezzi pesanti.

Non e’ motivo di disonore o di incapacità ma di maturità sportiva, se rifiutate l’uscita in mare ove la vostra personale valutazione delle condizioni meteo effettuata da terra, vi lasciano  in stato di apprensione.

FINE
 




“ Nella speranza di non aver troppo annoiato coloro che di queste  cose sanno, il
 mio pensiero corre verso coloro che di queste cose abbiano a farne buona  memoria.”
Un grazie per l’attenzione                  
                                                                          Arnaldo Bonazzi


6 Vedi l’argomento : “Pagaiare”
5  vedi : riequilibrare con le ginocchia.


   4 se  cio e’ possibile ; caso contrario ci si tiene al bordo del proprio pozzetto.
     
     3 vedi in appresso : “Le ginocchia:quale ginocchio usare ?”    Ä Vedere  “ Errorri e difetti della pagaiata”
 1 vedi   :  Appoggio alto ,appoggio basso e circolare
2  termine e tecnica applicabile alla “correzione  della direzione”
Ä Da  spazzare  (pulire,scopare..) per indicare il movimento di scorrimento