· TECNICHE DI BASE · MANOVRE · RISALIRE IN CANOA · SALVATAGGI · ERRORI E DIFETTI · ONDE E NAVIGAZIONE |
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Un compendio sintetizzato di informazioni finalizzate all’approccio con il kayak mare
A cura di Arnaldo Bonazzi
Brevissima premessa:
Differenza tra kayak e canoa :
IL KAYAK
Il kayak, ideato e costruito dagli Eschimesi con pelli ed ossa di animali, viene impiegato ancora oggi per la navigazione e la pesca nei mari artici ; lo scafo presenta una sagoma caratteristica ed inconfondibile per effetto delle parti estreme assottigliate e rivolte verso l’alto ; la sua lunghezza si aggira intorno ai 5 metri e ben oltre, mentre la larghezza misurata sui fianchi, varia intorno a cm.0,50. I moderni kayak rispettando la sagoma originale, vengono realizzati con diverse fibre o miscele tra esse ; hanno due o più gavoni stagni, cioè scompartimenti al di sotto della coperta (ponte anteriore e posteriore) con accesso dall’esterno , muniti di tappo di chiusura ermetica, utili oltre che per dare volumi stagni ai fini della inaffondabilità del natante, soprattutto per riporre indumenti ed altro materiale necessario per la navigazione ed il campeggio. Sono dotati anche di pompa di sentina per lo svuotamento dell’acqua.
La canoa ha origine tra gli Indiani del Nord America ed in Australia per il trasporto lacustre e fluviale di persone e merci. Pur differenziata in diversi tipi e dimensioni, è conosciuta più comunemente come Canadese , presentando tradizionalmente il ponte completamente scoperto e le punte leggermente rivolte verso l’alto. Si adopera una pagaia con una sola pala stando inginocchiati o seduti.
CONCLUSIONI :
In punto di fatto con “ canoa ” si generalizza e si accomuna la identificazione di qualsiasi natante della stessa “famiglia” , mentre l’evoluzione tecnica e storica classifica e riconosce ufficialmente le seguenti categorie di canoe:
- Olimpica (tipo di imbarcazione : K1-K2-K4-C1-C2-C4)
- Fluviale ( discesa e slalom)
- Polo
- Altre minori (vela,marathom )
Al Kayak (meglio al Kayak-mare) infine, quale imbarcazione con le caratteristiche costruttive in precedenza indicate, attribuiamo l’identificazione di natante particolarmente idoneo per attività sportive diportistiche più o meno impegnative e turistico amatoriali.
Nelle pagine seguenti useremo il termine “canoa” senza alcuna specificazione al fine di rendere con più immediatezza l’individuazione del natante cui si riferiranno le manovre e quant’altro.
TECNICHE DI BASE
MANOVRE
COME SI TIENE LA PAGAIA :
Premessa:
Occorre premettere alcune notizie circa la pagaia, che costruita con i più svariati materiali, va assumendo di continuo forme particolari in relazione alle varie esigenze personali ed applicative, nonchè alle numerose attività sportive . (Slalom, Discesa, Polo, Velocità, Turismo ecc.).
E’ costituita da un manico, con due pale le cui facce si chiamano ( per quelle a pale concave) dorso , la parte convessa e cucchiaio, la parte concava.
Per quanto riguarda la forma, la pagaia può essere a pale piane o a pale concave, quadre o simmetriche e ovali o asimmetriche. La sfasatura tra le pale è normalmente di 90 gradi, ma si hanno sfasature di 85 gradi ( o altra angolazione) , al fine di ottenenere una rotazione ridotta del polso ed una conseguente più agevole estrazione della pala dall’acqua.
Spesso verrà usato il termine cucchiaio per individuare rapidamente la faccia della pala impegnata nel movimento .
Impugnatura della pagaia:
La pagaia va impugnata con le mani disposte sul manico un po’ oltre la larghezza delle spalle; le dita delle mani non devono stringere molto il manico se non al momento dellla passata in acqua.
Il cucchiaio di destra deve essere sempre perpendicolare alla superficie dell’acqua e di fronte al canoista .
Le braccia sono tese in avanti .
POSIZIONE DEL BUSTO E DELLA SCHIENA:
Il busto viene leggermente piegato in avanti ; la schiena risulta comodamente appoggiata all’apposito schienalino restrostante (mai contro il bordo del pozzetto).
POSIZIONE DELLE GAMBE:
Le gambe sono poste con le ginocchia divaricate ed appena appoggiate sotto il ponte della canoa.
POSIZIONE DEI PIEDI E DEI TALLONI:
I piedi devono appoggiare sugli appositi punta piedi (regolabili o non ) in maniera che i talloni risultino tra loro ravvicinati.
POSIZIONE DELLA TESTA :
La testa non deve muoversi e lo sguardo deve puntare sempre verso un riferimento lontano.
TEST DI CONTROLLO ASSETTO
L’assetto complessivo in canoa, che va “personalizzato” attraverso ulteriori modifiche ed adattamenti, non varia se non per esigenze particolari e personali.
Un test di controllo che assicuri di aver ottenuto un buon assetto in canoa risulta essere la c.d. prova oscillazione.
Pertanto, con braccia tese in avanti e fianchi che ondeggiano, la canoa deve oscillare senza dare alcuna preoccupazione . Nella fase di ondeggiamento, che va ripetuta molte volte, si deve cogliere nettamente una sensazione di tranquillità e sicurezza.
La canoa non potrà mai capovolgersi se il busto rimane in asse nel perimetro della canoa. Oltre questo limite la canoa, ahimè, si capovolgerà.
La rotazione della pagaia avviene nella mano sinistra tenendola afferrata con la mano destra (al contrario per i mancini). Attenzione che il cucchiaio destro, come detto, sia sempre perpendicolare alla superficie dell’acqua. La spinta, come vedremo meglio in seguito, avverrà alternativamente a destra e a sinistra lungo i fianchi della canoa.
La propulsione segue l’assetto in canoa prima visto e consente lo spostamento della canoa in acqua. Occorre precisare che la pagaia, quale mezzo di propulsione, sposta la canoa e non l’acqua. Da ciò deriva che la “spinta” ottimale, scaturisce dalla combinazione tra applicazione di forza e ritmo di esecuzione della pagaiata, in rapporto alle singole caratteristiche antropometriche.
Ciò premesso:
Attraverso la torsione del busto , alla quale si accompagna anche la spalla, si inizia a pagaiare immergendo (..o tuffando...) il cucchiaio il più avanti possibile, cioè verso l’altezza dei piedi (c.d. presa d’acqua) .
Lo si fa quindi scorrere, tirandolo lungo il fianco della canoa e ruotando contemporaneamente anche il busto . (c.d. passata in acqua o propulsione).
Al braccio che tira si opporrà il braccio che spinge.
Il movimento termina con l’estrazione del cucchiaio di taglio appena oltre l’altezza del busto , senza sollevare troppa acqua. (c.d. svincolo o estrazione)
NOTA : Non oltrepassare l’altezza del busto perchè di fatto, non si ottiene una ulteriore significativa spinta.
Ruotare infine la pagaia e procedere nella stessa maniera dall’altro lato della canoa. (c.d. fase aerea con cambio di lato)
Ai movimenti come indicati, si accompagna la pressione alternativa dei piedi sui punta piedi appositi.
RACCOMANDAZIONE : Particolare attenzione deve essere posta alla torsione e rotazione del busto che diventa anche rotazione della spalla, che così accompagnerà (aiutandolo) il movimento all’indietro del braccio, al quale si opporrà la “spinta” dell’altro.
Pagaiare risulterà all’inizio alquanto “complicato”, ma in pochissimo tempo, memorizzata la tecnica, tutto sarà facile.
Ricapitolando assetto e movimento :
assetto:
· Ginocchia divaricate appena appoggiate sotto il ponte della canoa.
· Piedi appoggiati ai punta piedi e talloni ravvicinati .
· Busto leggermente in avanti .
· Braccia tese in avanti.
· Pagaia tenuta con le mani distanti tra loro un pò di più di quanto è la larghezza delle spalle. (senza stringere troppo).
· La mano destra attraverso il polso fa ruotare sempre la pagaia nella mano sinistra che allenta quindi la presa iniziale.
· Cucchiaio destro perpendicolare alla superficie dell’acqua.
movimento :
· Torsione del busto, tuffo cucchiaio destro all’altezza del piede destro.
· Trazione con rotazione del busto e della spalla; pressione del piede destro sul puntapiedi ed opposizione (spinta) del braccio opposto a quello di trazione .
· Estrazione rapida pala destra (di taglio senza alzare troppa acqua).
· Rotazione immediata della pagaia tra le mani e tuffo del cucchiaio sinistro sul lato sinistro con ripetizione dei movimenti. (busto spalla piede e opposizione, cioè spinta, dell’altro braccio).
Memorizzare l’insieme dei movimenti e l’assetto in canoa, al fine di ottenere il miglior rendimento della pagaiata.
Annotazione utile: Con mare mosso e vento teso è consigliabile tenere la pagaia alquanto bassa ( ed in molti casi bassa anche la testa......!! ), in modo da ottenere una minore resistenza al vento delle pale, nonchè una pagaiata più larga immediatamente utile per un eventuale “appoggio”. 1
PAGAIARE ALL’ INDIETRO :
La pagaiata all’indietro si esegue senza spostare le mani o volgere le facce delle pale . Il movimento inizia ovviamente dalla parte posteriore della canoa tenendo ben tese all’esterno le braccia ed immergendo le pale alternativamente prima a destra e poi a sinistra; tale movimento verrà accompagnato dalla rotazione del busto e della spalla.
FERMARE LA CANOA :
Assimilabile alla pagaiata all’indietro, risulta questo un movimento abbastanza semplice poichè si immergeranno le pale, sempre senza volgere le facce, alternativamente a destra ed a sinistra, dando ad esse una leggera inclinazione verso il dorso in maniera da “sentirle” appoggiate sull’acqua.
Se correttamente eseguito, dosando opportunamente energia e forza, si otterrà di fermare la canoa senza variarne l’assetto direzionale.
Prima di fermare completamente la canoa occorrerà ripetere la manovra più volte.
CORREGGERE LA DIREZIONE :
Durante la navigazione si renderà spesso necessario correggere la direzione di marcia. Pertanto, senza sospendere il ritmo , si darà una pagaiata un pò più energica e leggermente allargata, in maniera tale da spostare , in uno o più tentativi, la direzione della canoa. E’ utile aggiungere che la tecnica più redditizia, in aggiunta a quanto spiegato, prevede che il movimento venga eseguito con una leggera inclinazione della canoa sul lato della pagaiata, attraverso un “appoggio” di modesta entità con immediato raddrizzamento.
RUOTARE LA CANOA FERMA :
Qualora invece si voglia ruotare la canoa da fermo, si immergerà il cucchiaio all’altezza del fianco tenendolo ben allargato all’esterno e tirandolo all’indietro fino alla punta posteriore con l’aiuto dei fianchi, delle ginocchia e della spalla (c.d. richiamo di coda) . Si descriverà in sostanza un quarto di cerchio dalla metà in poi.
Sempre al fine di far ruotare la canoa, al richiamo di coda si contrappone il c.d. richiamo di punta , detto anche rotazione circolare, 2 se il movimento inizia dalla punta anteriore per finire alla punta posteriore descrivendo mezzo arco di cerchio.
Al richiamo di punta si può applicare la particolare tecnica di “inclinazione” spiegata in precedenza per la correzione della direzione della canoa in movimento.
SPOSTARE LA CANOA DI LATO :
E’ un movimento fondamentale molto utile perchè consente gli spostamenti laterali e quindi gli accostamenti a banchine, canoe, zattere ecc. ecc.
PRIMO METODO: Ponendo la pagaia verticalmente sul fianco della canoa, si immerge il cucchiaio di taglio spingendolo verso l’esterno per circa 50 o 60 centimetri ; quindi lo si ruoterà subito tirandolo a se’ ed avvicinandolo alla canoa con movimenti decisi e ripetuti. Occorre compensare con busto e fianchi l’inevitabile oscillazione della canoa, controbilanciandola via via che si esegue il movimento.
SECONDO METODO : Tenendo la pagaia sul fianco , disposta obliquamente, il movimento si esegue appoggiando il cucchiaio sulla superficie dell’acqua come per effettuare un “appoggio” , Ä spazzando in maniera energica e tirando contemporaneamente a se’ la canoa.
NOTA : Attenzione: il braccio che si oppone a quello che “spazza”, deve trovarsi sempre in alto vicino o al di sopra della testa.
Abbiamo visto fin qui :
· Come si tiene la pagaia
· Posizioni (busto, gambe, piedi, testa)
· Test controllo assetto
· Rotazione della pagaia
· Pagaiare
· Pagaiare all’indietro
· Fermare la canoa
· Correggere la direzione
· Ruotare la canoa
· Spostare di lato la canoa
Esaminiamo ora un argomento importante per risolvere alcuni problemi di assetto in navigazione.
Diciamo subito che la pagaia serve non solo per muoversi ma anche per mantenere l’equilibrio . In una parola: sulla pagaia ci si appoggia.
Attenzione : Allorquando si avverte una oscillazione laterale del natante che necessita di correzione , adottare gli appoggi.
APPOGGIO BASSO, APPOGGIO ALTO, APPOGGIO CONTINUO:
L’appoggio basso (detto anche del nonno) si adopera quando l’oscillazione laterale è abbastanza contenuta, mentre l’appoggio alto si adopera quando l’oscillazione laterale è alquanto pronunciata, sì da temere un rovesciamento. Questo evento accade solo se il busto è inclinato oltre l’asse perpendicolare ideale (intersecante un punto localizzato un poco sopra l’ombelico ), ricadente nel perimetro della canoa (vedi in precedenza: “oscillazione”)
ESECUZIONE DELL’APPOGGIO BASSO:
Si inizia con il busto ben ruotato verso la parte posteriore della canoa (poppa); la pagaia tenuta con il cucchiaio rivolto verso l’alto e le braccia ben tese in avanti allo scopo di sorreggere il busto.
Il movimento inizia “spazzando” sull’acqua con il dorso della pala leggermente inclinato in modo da produrre attrito, arrivando con movimento circolare e ben allargato all’altezza del busto, che con l’ausilio anche delle ginocchia 3 ritornerà in posizione eretta.
ESECUZIONE DELL’APPOGGIO ALTO:
Si effettua innanzitutto con il cucchiaio rivolto verso il basso, leggermente inclinato per produrre attrito, partendo dalla zona anteriore (prua) della canoa. Il braccio che “tira o spazza” deve risultare ben allungato sul manico della pagaia che volge verso l’acqua, mentre l’altro braccio che si oppone deve risultare “chiuso” e molto vicino al corpo. Attenzione che si può avere un maggiore allungo del braccio che spazza se la mano del braccio che si oppone si tiene all’estremo del manico ovvero afferra addirittura la pala alla sua estremità (c.d. posizione a pala lunga)
Si inizia il movimento in modo “leggero” effettuando una spazzata ben larga, appoggiando il busto, attraverso le braccia, sulla pagaia. Quando ci si trova con la spazzata all’altezza del busto, si immerge con forza il cucchiaio in acqua , riequilibrando così la canoa e riportandola in assetto normale (cioè in asse).
NOTA : Per dare maggiore efficacia all’ azione descritta, al momento della immersione della pagaia si darà un colpo di ginocchio verso l’alto.
Schematicamente :
· Impostare correttamente le braccia sulla pagaia. ( a pala corta o a pala lunga )
· Spazzare con “leggerezza”, senza appesantirsi troppo sul manico della pagaia, partendo dalla punta ed allargando quanto più possibile l’arco di cerchio della spazzata che viene a formarsi.
· Caricare il busto attraverso le braccia sulla pagaia via via che si spazza.
· Affondare il cucchiaio con forza appena raggiunto il fianco della canoa all’altezza del busto.
· Accompagnare quest’ultima sequenza con una spinta in su allo scafo attraverso il ginocchio.
ESECUZIONE DELL’APPOGGIO CONTINUO:
Consente di mantenere per un certo tempo un’eventuale posizione precaria ed obbliqua assunta improvvisamente dalla canoa.
L’appoggio inizia “spazzando” con il dorso della pala in maniera continua sul lato dello sbandamento in avanti ed indietro limitatamente alla parte centrale e senza allargarsi troppo .
Il braccio che “ tira o spazza ” deve risultare sempre ben allungato sul manico della pagaia che volge verso l’acqua, mentre l’altro braccio che si oppone deve risultare “chiuso” e molto vicino al corpo. Siffatta posizione consente di sorreggere tutto il busto (si imposta anche a pala lunga).
Si protrae quindi il movimento fino a quando non interviene una qualche soluzione per uscire dalla precaria posizione, tentando, in primo luogo, il raddrizzamento con l’ausilio di ginocchia, fianchi, e affondamento della pagaia .
LE GINOCCHIA : QUALE GINOCCHIO USARE ?
Come accennato, l’aiuto alle manovre ed in particolare agli appoggi è dato dalle ginocchia poste sotto coperta .
In linea generale per riportare la canoa in equilibrio occorre agire non solo con la pagaia, che come detto ci spinge e ci sostiene, ma attraverso la spinta (o colpo) in su delle ginocchia, la cui azione si collega anche a fianchi e bacino.
Per riequilibrare con le ginocchia occorre :
· Spingere in su il ginocchio destro se la canoa oscilla verso destra .
· Spingere in su il ginocchio sinistro se la canoa oscilla verso sinistra .
USCITA DALLA CANOA ROVESCIATA:
In caso di rovesciamento della canoUa occorre:
· Stare calmi e rendersi conto della nuova posizione.
· Unire ginocchia e gambe.
· Afferrare la fettuccia del paraspruzzi piegando la testa in avanti.
· Tirare la fettuccia del paraspruzzi (.......entra così acqua);
· Sollevare la canoa con entrambe le mani poste ai lati del pozzetto (come per togliersi un cappello....), emergendo lentamente di lato.
Nota importante : con l’entrata dell’acqua nel pozzetto si ha subito una (piacevole.....) spinta in fuori di tutto il corpo.
COME SI ENTRA IN CANOA:
Entrata e partenza dalla riva :
In premessa va detto che sotto l’aspetto della tecnica, la sequenza che si descrive è applicabile con gli eventuali adattamenti, anche alle entrate da pontili, bordo piscine, zattere , scogli , rilevati , ecc.ecc.
Nel caso di entrata dalla battigia , perpendicolarmente ad essa si poggia la canoa per metà (circa) in acqua.
Tenendo la pagaia dietro la schiena , con la mano verso l’etremo del manico, ci si abbassa sulle ginocchia afferrando in maniera solidale il bordo posteriore del pozzetto. L’altra pala risulterà quindi appoggiata sulla riva ( o pontile, bordo piscina o..... altro rilevato), formando un ponte attraverso il doppio punto d’appoggio.
Ci si siede quindi sulla pagaia il più vicino possibile al pozzetto, introducendo una per volta le gambe . A questo punto occorre spostare il bacino e farsi rapidamente scivolare all’interno del pozzetto.
Si riporta quindi la pagaia in posizione normale ed aiutandosi con la stessa e/o con bruschi scatti del corpo in avanti, si cerca di guadagnare quel tanto di acqua che permetta il galleggiamento e l’uso normale della pagaia. (non si dimentichi il paraspruzzi se ci sono onde frangenti frontali).
Entrata e partenza con canoa in acqua ( 50 cm . circa di acqua-entrata da destra):
Con la mano destra si afferra il bordo del pozzetto nella parte posteriore introducendo anche il piede destro ( piede d’appoggio ) che risulterà centrato sulla mezzeria dello scafo (asse longitudinale).
Rendendosi esattamente conto della precaria posizione assunta, ma mantenendo l’equilibrio, con la mano sinistra si afferra il pozzetto sempre nella parte posteriore.
In questa posizione, senza fretta e piegando leggermente il busto in avanti, ci si solleva un po’ sulle braccia e scaricando il peso sul piede d’appoggio si introdurrà anche l’altro piede, scivolando rapidamente all’interno della canoa con il resto del corpo.
Nota non superflua :
Domanda : .... E la pagaia dove la metto ?
Risposta :
* Se e’ legata alla canoa , la metto in acqua;
* Se non e’ legata , la tengo afferrata con la mano destra solidalmente con il pozzetto posteriore.
COME SI ESCE DALLA CANOA :
Uscita con arrivo sulla riva .
Raggiunta la riva ovvero in acqua bassissima , la tecnica è la seguente :
Abbandonare la pagaia (in acqua, meglio se legata);
Afferrare con entrambe le mani il bordo posteriore del pozzetto sollevandosi un poco; (dopo aver sganciato il paraspruzzi....se lo avete indossato)
Spostare un piede ( piede d’appoggio) centrandolo bene sulla mezzeria (asse longitudinale ) dello scafo , avvicinandolo quanto più possibile al sediolino, ovvero poggiandolo al centro dello stesso.
In questa posizione e, more solito senza fretta, sollevarsi ancora un po’ curvando in avanti il busto, scaricando il peso del corpo proprio sul piede d’appoggio.
Sicuri a questo punto di aver ottenuto un buon equilibrio , portare fuori l’altro piede flettendo (ovviamente) la gamba e completando l’uscita.
NOTA : Se diventa difficoltoso estrarre l’altro piede , ci si può sempre sedere sul bordo del pozzetto e ..........concludere in qualche maniera l’uscita.
Uscita con arrivo a pontili, zattere, bordo piscine, scogli ed altri rilevati:
Dopo l’accostamento:
Tenendo il manico della pagaia quanto più possibile all’estremo, portarla in questa posizione sul retro del pozzetto e solidalmente ad esso stringerla con la mano. Poggiare tutto il resto del manico, pala compresa (di piatto) sulla zattera o sul bordo della piscina o su altro rilevato . 7
In questa posizione e con l’altra mano sul manico della pagaia, sollevarsi e sedersi sul bordo del pozzetto tenendo ben distese le gambe.
Flettendo le gambe appoggiare i piedi nel sediolino.
Spostare un piede (quello d’appoggio) centrandolo sulla mezzeria (asse longitudinale) dello scafo.
Curvando leggermente il corpo in avanti, sollevarsi scaricando il peso del corpo su questo piede.
Portare l’altro piede a terra.
Una volta a terra questo piede diventerà d’appoggio. Su di esso, quindi, si scaricherà il peso del corpo per il completamento dell’uscita dalla canoa.
NOTA : Non si dimentichi, una volta “ raddrizzati”, il recupero della canoa..... !!
SVUOTAMENTO CANOA :
Tenendola per il bordo del pozzetto si poggerà su di un fianco a terra ottenendo subito un parziale svuotamento d’acqua. Si rovescierà completamente a terra ed una per volta si solleveranno alternativamente le due estremita’ (da soli o con altro compagno) finchè non sarà fuoriuscita tutta l’acqua dal pozzetto.
RISALIRE IN CANOA
SALVATAGGI
Ovvero : un minimo di......suggerimenti !!!!
In via preliminare occorre ammettere che tra i canoisti, in molti casi, scarsa o nulla risulta la conoscenza di “tecniche” per risalire in canoa dopo un’accidentale uscita, per eseguire correttamente un eventuale salvataggio.
Auspicando corsi pratici con istruttori qualificati, ci limiteremo di seguito a dare un “minimo” di suggerimenti finalizzati alla conoscenza di nozioni basilari per effettuare una risalita in canoa o per eseguire un vero e proprio salvataggio.
Possiamo affermare un principio fondamentale : La risalita in canoa precede o completa il salvataggio.
AUTOSALVATAGGIO:
Tralasciando la tecnica dell’Eskimo, di cui si tratterrà ampiamente in prosieguo, i due casi che andiamo ad esaminare si riferiscono a tecniche per risalire o rientrare nel pozzetto da soli, quando accidentalmente o volutamente si è caduti in acqua.
CASO PRIMO :
Il canoista in acqua si porta su di un lato della canoa, senza mai perdere il contatto con il natante. (non perdere il contatto con la propria canoa una volta in acqua, e’ un consiglio da tenere presente in tutti i casi) . Poggiando le mani sul ponte posteriore, effettuera’ uno slancio verso l’alto di tutto il corpo, cercando la risalita con l’addome appoggiato sul ponte stesso.
NOTA : E’ necessario mare calmo e poca acqua nel pozzetto.....;
Mantenendosi in equilibrio, ruoterà il corpo lentamente facendo perno sull’addome portando la testa verso la prua.
Appena possibile dovrà :
Afferrare con le mani i bordi del pozzetto e senza stare troppo eretto, mettersi a cavalcioni sulla canoa.
Effettuare successivi scatti in avanti fino ad arrivare con il bacino nel pozzetto scendendovi all’interno con massima rapidità.
Una volta seduti, si rientreranno anche le gambe e si svuoterà l’acqua presente all’interno del pozzetto adoperando una spugna, o la metà di un vuoto di bottiglia di minerale o altro “aggeggio” idoneo o infine, e come soluzione ottimale, una pompa di sentina di cui ogni canoa dovrebbe essere dotata .
CASO SECONDO :
Altra soluzione risulta essere il c.d. metodo del “Paddle Float” (letteralmente pagaia galleggiante) che consiste nel creare due punti di appoggio su di un lato della canoa : uno in mare, attraverso un galleggiante ( vedi nota che segue) allacciato ad una pala della pagaia ed uno sulla canoa mediante uno o due occhielli di elastico preventivamente “costruiti” sul ponte posteriore ( di facile realizzazione ), nei quali (o nel quale ) infilare o la pala o il manico, bloccando così tutta la pagaia.
NOTA : Il galleggiante di cui si parla , che altro non è se non un cuscinetto gonfiabile a doppia faccia entro cui si infila il cucchiaio della pagaia, oltre che trovarlo in commercio (un po’ caro in verità....!!), puo’ essere sostituito utilizzando del materiale espanso o altro materiale che fissato (leggi: legato) alla pala della pagaia, consenta di non farla affondare repentinamente . Eccezionalmente, ed in casi estremi, si adopera anche lo stesso giubbino salvagente . Tanto il galleggiante gonfiabile, quanto altro manufatto, devono essere sempre a portata di mano, cioe’ fissati negli elestici sul ponte della canoa.
La canoa così attrezzata opporrà da quel lato una ottima resistenza all’ondeggiamento e agevolerà la risalita del canoista , il quale dovrà comportarsi come segue:
Con una mano afferrerà il bordo del pozzetto e nel contempo con l’altra, si appoggerà al manico della pagaia prefissato sulla canoa e tenuto bloccato sul ponte posteriore.
In questa posizione si solleverà dandosi una spinta verso l’alto in maniera da arrivare con l’addome sul ponte posteriore verso il pozzetto, aiutandosi anche con l’appoggio delle gambe sul manico della pagaia che non affonderà. Il corpo però, dovrà risultare il più possibile disteso sulla canoa in senso longitudinale.
Tenendo sempre presente mentalmente che da quel lato la canoa non si può ribaltare, il canoista eseguirà i movimenti che appresso descriviamo:
Sempre distesi sull’addome, come detto, sollevarsi leggermente.
Appoggiare utilmente le gambe sul manico della pagaia (una o entrambe) ed infilarne una nel pozzetto senza altro movimento, cercando di accostarla alla parete interna in maniera tale da lasciare spazio all’altra gamba che, come in appresso, dovrà introdursi a completamento del movimento.
Consci costantemente della sicurezza in atto, rigirarsi su se stessi infilando contemporaneamente anche l’altra gamba e con essa il bacino.
A questo punto non rimane che mettersi in posizione eretta, togliendo il galleggiante e l’aggancio della pagaia alla canoa.
SALVATAGGIO ASSISTITO:
Chiamasi tale ogni operazione di salvataggio effettuata insieme ad altri canoisti.
Diverse e numerose risultano le tecniche del salvataggio “assistito”.
Tra le numerose tecniche ne illustreremo soltanto una, ritenendola di facile apprendimento e di effetto sicuro da adottare tra due canoisti.
Prima fase : Svuotamento acqua (in assenza di pompa di sentina)
CASO PRIMO :
Il canoista in acqua pone la propria canoa a fianco dell’altra portandosi poi dalla parte opposta sul lato della canoa del compagno . Appoggiando quindi gli avambracci sul ponte anteriore della canoa di soccorso e facendo perno sui gomiti, afferrerà il bordo superiore del pozzetto della propria canoa sollevandolo, finchè il bordo opposto (inferiore) non abbia oltrepassato il “pelo” dell’acqua, con ciò permettendo un parziale svuotamento del pozzetto.
CASO SECONDO :
Il canoista in acqua porta la canoa capovolta o non al compagno, che l’afferra per una punta e, con movimento rapido e deciso, la trascina quindi sul proprio ponte anteriore (senza rovinare il tessuto del paraspruzzi).
Capovolta ed in bilico, quindi , la farà oscillare in maniera da far fuoriuscire l’acqua.
NOTA: Si può dire che questo metodo è migliore di quello visto in precedenza poichè lo svuotamento dell’acqua è totale ed il canoista in acqua ,se occorre, può sempre aiutare il compagno nella esecuzione delle oscillazioni.
Seconda fase : Rientro in canoa
Dopo lo svuotamento, il canoista in acqua, aiutato dal compagno, pone la canoa a fianco dell’altra in maniera che risultino entrambe parallele e simmetriche .
Si sposta quindi sul lato della propria canoa all’altezza del pozzetto ed attende che il compagno soccorritore sia pronto ad assumere la “posizione” che segue :
Con una o entrambe le pagaie tenute sotto l’ascella, egli formerà un ponte tra le due canoe . Pertanto, con una mano stringerà i manici della o delle pagaie al bordo posteriore del pozzetto della canoa del compagno; con l’altra terrà ben stretto a se’ e solidale con la propria canoa il pozzetto della canoa del compagno.
NOTA : L’assetto, come descritto, costituirà una sorta di “zattera”, che sarà tanto più efficace e risolutiva per il rientro in canoa (.....o del salvataggio), quanto più solidale risulterà l’unione dei due natanti.
A questo punto, verificato l’assetto descritto, il canoista in acqua effettuerà i seguenti movimenti:
Tenendosi con una mano al bordo del proprio pozzetto e con l’altra al bordo del pozzetto della canoa del compagno, 4 si solleverà di slancio cercando la risalita sulla propria canoa . (per esempio, se la risalita avviene tenendo la prua a destra , la mano destra afferrerà il proprio pozzetto, mentre quella sinistra il pozzetto dell’altra canoa).
NOTA : Lo slancio avrà maggiore o minore efficacia in relazione alla posizione delle mani sui pozzetti; quanto più lontano dal corpo ed in alto esse risulteranno, tanto più efficace sarà la spinta in su del corpo poichè maggiore sarà l’estensione delle braccia che forniscono la spinta.
Nella fase aerea di risalita il canoista cercherà di rigirarsi e di giungere quasi seduto sul bordo del pozzetto della propria canoa.
Se si troverà in questa posizione, farà quindi seguire l’entrata nel pozzetto delle gambe e del bacino .
Preme sottolineare che è possibile anche utilizzare, per il rientro nel pozzetto, parte della tecnica esaminata trattando del paddle float , poichè il canoista anzichè raggiungere seduto il bordo del pozzetto, con lo slancio potrà arrivare con l’addome appoggiato tra il ponte posteriore ed il bordo del pozzetto e con il corpo sicuramente posto di traverso e disteso; in questa posizione introdurrà una per volta le gambe come spiegato nel metodo del paddle float. (Rivedi....)
Vantaggi della tecnica descritta :
Il canoista in acqua, risalendo in canoa ed afferrando il pozzetto della canoa di soccorso, contribuisce a rendere ancor piu’ solidali i due natanti.
Il compagno in canoa, assicuratosi che il compagno in acqua è pronto alla risalita e tiene correttamente i pozzetti, potrà, liberando la propria mano, dare un ulteriore aiuto per facilitare il rientro.
QUANDO NON SI RIESCE A RISALIRE IN CANOA:
Se si è da soli :
Capovolgere la canoa, ( pozzetto sott’acqua ), rendendola più galleggiabile .
Portarsi verso la punta della canoa (poppa o prua, non fa differenza), quindi, cercando di tenerla appoggiata sulla spalla , spingere la canoa nuotando nel migliore dei modi verso terra o verso una zona riparata in cui provare lo svuotamento e la risalita.
Se si è con altro compagno :
CASO PRIMO :
Con la canoa in posizione regolare (quindi se capovolta occorre rimetterla in posizione normale) afferrare con una mano una delle due estremità tenendo anche la pagaia o riponendola nel pozzetto.
Richiamare l’attenzione del compagno soccorritore, il quale avvicinerà la poppa della propria canoa al canoista in acqua consentendogli di afferrarla con la mano libera e di essere rimorchiato.
CASO SECONDO :
Il caso prevede la impossibilità di rimorchiare la canoa e quindi il canoista insieme, ma solo il salvataggio del canoista. Pertanto egli si appenderà aggrappandosi ad una delle due estremità ( poppa o pruna ) della canoa di soccorso, cercando di portar su anche le gambe .
RIMORCHIO CON CIMA DI SALVATAGGIO :
Il canoista in seria difficoltà (stress - vomito - ecc.) dovrà essere rimorchiato fino all’approdo più vicino.
Occorre all’uopo una “ cima ” preparata in maniera particolare, cioè provvista di un “pezzo” di elastico per ammortizzare le tensioni al rimorchio, ad un estremo della quale si aggancierà la canoa da soccorrere, mentre all’altro estremo, attraverso un moschettone terminale passante in un nodo ad occhiello formato sulla stessa cima, si “ legherà ” il soccorritore nella seguente maniera :
Intorno al busto e di traverso, incrociandola sulla spalla in maniera da poter pagaiare ed in tutti i casi eventualmente sganciare facilmente agendo sul moschettone.
Il rimorchio risulterà maggiormente efficace, se a trainare sono due canoe legate in “tandem”.
Ancor meglio ( ... se necessario), quando le canoe sono tre, poiche’ il terzo canoista potrebbe accostare la propria canoa a quella del canoista in difficoltà aiutandolo in qualche modo durante il rimorchio.
E per finire con i salvataggi :
L’ESKIMO:
Parola “magica”; il sogno di tutti i canoisti : fare l’Eschimo, cioè raddrizzare la canoa completamente rovesciata senza uscire dal pozzetto.
I metodi sono molti ( forse anche troppi.....), ma le differenze tra loro, poche.
Lungi dall’esaminare questo o quel metodo, mi preme sottolineare che per tutti vale una premessa fondamentale :
La canoa viene raddrizzata se l’assetto è perfetto. In una parola, alla canoa il canoista deve trasmettere qualsiasi movimento prestabilito .
Il migliore assetto si ottiene quando:
· le gambe risultano allargate e le ginocchia appoggiano (senza premere troppo) sotto il ponte anteriore;
· il posizionamento sui puntapiedi risulta corretto se i talloni sono ravvicinati;
· la schiena appoggia comodamente sull’apposito schienalino retrostante;
· il bacino risulta ben assestato sul fondo del sediolino;
· i fianchi (elemento importantissimo) devono risultare ben “tenuti” nel sediolino;
In una parola, si ripete, bisogna avere la netta percezione di poter trasmettere alla canoa qualsiasi minimo movimento del corpo .
Perchè ?
L’eskimo risulta l’insieme di 4 condizioni :
· la decisione ( .... e non il coraggio );
· un appoggio corretto della pala sull’acqua;
· l’azione coordinata in un sol tempo, soprattutto rapida e decisa delle ginocchia, delle gambe, dei fianchi e del bacino;
· l’ uscita della testa per ultimo.
Conclusione (.....consigliata) :
Per imparare l’Eskimo ed adoperarlo per un’eventuale autosalvataggio la teoria è importante , ma occorre provare e.....riprovare con l’assistenza di un istruttore.
PER ESCHIMOTARE :
Dopo il capovolgimento (per es. a destra):
Rilassarsi e tirare in su dal lato destro la testa e le braccia
NOTA: : la testa rimarrà sott’acqua, portata in avanti quasi appoggiata al bordo esterno (destro in questo caso). Le braccia che impugnano la pagaia, dovranno risultare fuori dall’acqua e parallele allo scafo.
In rapida sequenza :
Accertarsi che la mano sinistra tenga la pagaia al di sopra dello scafo .
Che la mano destra tenga la pagaia in maniera che il cucchiaio sia appoggiato sull’acqua dalla parte concava. (si può anche battere sull’acqua il cucchiaio per avere certezza della corretta posizione
Che l’assetto sia valido.
Pertanto:
· Spazzare piano e con calma fino a raggiungere il fianco della canoa.
· Qui giunti, spingere con forza in giù la pala destra ed in su la pala sinistra .
· Contemporaneamente spingere il ginocchio destro in su, opponendo la distenzione della gamba sinistra che si allunghera’ al massimo puntandosi bene sul puntapiedi.
· Tirare in su la testa come ultima cosa da fare.
Alcuni autori (Maestri) nei loro scritti spiegano il movimento di Eskimo precisando che completata la spazzata, come indicato in precedenza, è sufficiente irrigidire spalle e braccia, senza cioè darsi la spinta con la pagaia , ma a questa “appendersi” per eschimotare . La ragione di questo suggerimento starebbe nel fatto che si perde troppo tempo per pensare (......sott’acqua) ad impostare correttamente la spinta da dare alla pagaia, a svantaggio del tempo necessario per concentrarsi su ciò che si deve fare dopo. Vale la pena provare.....!!
ERRORI E DIFETTI
ONDE E NAVIGAZIONE
Caso 1 : Se si forza molto la trazione:
Si sposta acqua e non canoa.
Si dà oscillazione impropria alla canoa
Caso 2 : Se si alza troppo la spalla alla trazione:
La lunghezza della pagaiata si accorcia.
Si sfrutta poco la rotazione del busto.
Caso 3 : Se si alza la spalla all’estrazione della pala:
Si rallenta lo svincolo (che deve invece essere rapido).
Caso 4 : Se si carica tropppo il braccio:
Contrazione e rigidità dei movimenti e loro limitazione.
Caso 5 : Se si usano solo le braccia e non busto e fianchi insieme:
Affaticamento eccessivo delle sole braccia.
Caso 6 : Se le braccia sono troppo rigide:
Beccheggio della canoa (oscillazione longitudinale) nonchè scadente coordinazione dei movimenti.
Caso 7 : Se le braccia sono poco allungate e contratte:
Poca risulta la spinta e molta la fatica.
Caso 8 : Se l’affondamento della pala è eccessivo:
Dispersione d’energia .
Caso 9 : Se l’allargamento della pagaiata è eccessivo:
La canoa tende a serpeggiare e si rischia il ribaltamento.
Caso 10 : Se la pala è parzialmente immersa :
Minore resistenza e minore efficacia.
Caso 11 : Se si immerge la pala di taglio :
Perdita della stabilità della canoa.
Caso 12 : Se l’estrazione della pala è lenta :
Rallentamento della velocità della canoa ( si produce una vera e propria frenata).
Caso 13 : Se si alza il gomito all’estrazione della pala:
Si solleva troppa acqua e si tende a far aumentare il lavoro del polso.
Caso 14 : Se si alza troppo l’avambraccio :
La pagaiata diventa più corta.
La pala tende a scivolare nell’aria.
Fase del cambio di lato alquanto scoordinata e critica.
ONDE E NAVIGAZIONE :
Brevemente :
IL MARE :
mare calmo .........................onde mt. fino a 0,10
mare leggermente mosso ....onde mt. fino a 0,50
mare mosso ........................onde mt. fino a 1,25
mare agitato .......................onde mt. fino a 4,00
mare molto agitato .............onde mt. fino a 6,00
mare molto grosso .............onde mt. fino a 14,00
mare in tempesta ................onde oltre mt 14,00
IL VENTO :
calmo
bava di vento
brezza leggera, tesa, fresca
moderato
teso
forte
burrasca moderata, forte,fortissima
fortunale
uragano
LE ONDE:
Il vento in mare genera le onde rappresentate da masse d’acqua più o meno alte e/o voluminose .
LE CORRENTI:
Sono dovute a diversi fattori ambientali. Capita spesso di notare un cambiamento della superficie del mare rispetto allo standard osservato in costanza di navigazione; in quel tratto è presente una corrente marina.
NAVIGAZIONECON ONDE DI PRUA E DI POPPA
Rappresenta la migliore soluzione per la navigazione. Con la prua della canoa l’onda sarà saltata o bucata a seconda del tipo di canoa, della intensità del mare e del vento. Potrà essere affrontata anche di traverso (3/4 di prua, cioè obliquamente) valutando opportunamente le condizioni sopra indicate.
Con onde di poppa spesso si sfrutta il sollevamento (che è poi una spinta verso l’alto ) della canoa.
Pertanto, nel momento preciso in cui si “vede” la punta della canoa prima sollevarsi e poi abbassarsi, si accellera la velocità forzando la pagaiata. Si avvertirà immediatamente il sollevamento e la spinta in avanti della canoa. Terminato l’effetto (chiamato surf), si tornerà a pagaiare in maniera normale in attesa di un’altra onda .
L’effetto “surf” richiede costantemente il più attento controllo della canoa attraverso impiego della pagaia che fungerà da timone attraverso appoggi continui, per la correzione dei possibili spostamenti .
NOTA: Una deriva a baionetta mobile migliora molto la navigazione soprattutto con onde di poppa e di lato.
Se, al contrario, non si vuole sfruttare l’effetto surf si navigherà ugualmente con il vento in poppa controllando l’andatura , senza forzare , adeguandola alle condizioni generali del mare.
NAVIGAZIONE CON ONDE DI LATO :
Con onde di lato ed in presenza di forte vento è consigliabile affrontare le onde procedendo di traverso e a zig zag. (si allungherà sicuramente il percorso, ma.....) .
In siffatta condizione si potrà adottare ( ..o provare) un assetto particolare che consiste nell’inclinare leggermente la canoa dal lato del vento, continuando a pagaiare con la massima attenzione. Occorre tenere presente che l’inclinazione si ottiene adoperando opportunamente ginocchia e fianchi .
Come inclinarsi :
Il maggior impegno all’inclinazione è dato dalla posizione delle gambe, in quanto la gamba posta verso il lato dell’inclinazione si “deve” distendere un po’, mentre il ginocchio dell’altra rimane ben appoggiato sotto il ponte con ciò favorendo lo sbilanciamento voluto. 5
In ogni caso , i fianchi e le ginocchia, unitamente ad una pagaiata “appoggiata” ed una buona dose di costante concentrazione , gestiscono con sicurezza il cennato squilibrio . (Perchè di squilibrio sia pur controllato si tratta).
NOTA : Se si impostano bene le sopra cennate condizioni, è possibile pagaiare a lungo, fermo restando una rapida e cosciente valutazione circa la opportunità di continuare , ovvero di procedere di traverso,cioè a zig zag.
NAVIGARE COME GLI ESCHIMESI :
Si ritiene a questo punto interessante ed utile dare un cenno anche sulla c.d. pagaiata alla maniera degli Eschimesi.
In breve :
CARATTERISTICHE DELLA PAGAIA :
La pagaia tipica ed originaria degli Eschimesi , non è presente nei listini commerciali delle ditte produttrici e/o distributrici di accessori per canoa. E’ comunque sempre possibile, con il “passa parola”, avere l’indirizzo del fabbricante italiano e metterla in acqua per le prove.
Le caratteristiche di quella in mio possesso sono:
Lunghezza cm. 240
Pale : Lunghezza cm 85; piane , simmetriche. Altezza cm 7 (misurata a metà pala: all’estremità cm.8,5).
Manico : Lunghezza utile per l’impugnatura: cm.60.
Peso : Kg. 1,330 c.a.
Materiali : Manico in alluminio e pale in vetroresina.
Aspetto : Molto accattivante.
Le braccia non devono essere tese, come nella impostazione già vista della pagaiata “classica”. Devono risultare retratte verso il corpo con i gomiti tenuti bassi. L’ impostazione è in sostanza condizionata dalla posizione delle mani che risultano ravvicinate sul manico.
POSIZIONE DEL BUSTO :
Come sempre, leggermente inclinato in avanti.
Senza allungare troppo in avanti le braccia, prepararare l’immersione in acqua della pala angolandola di pochi gradi , flettendo contemporaneamente di poco in avanti il busto cui si associerà anche la rotazione della spalla.
Quindi, tirare a se la pala senza alcuna rotazione del polso, opponendo la spinta dell’altro braccio che agirà unitamente alla rotazione sui fianchi di busto e spalla.
Estrarre la pala sollevando il braccio (non la spalla) e ripetere dall’altra parte il movimento.
CONSIDERAZIONI ED OSSERVAZIONI :
CONSIDERAZIONI IN POSITIVO : Il movimento come descritto si basa fondamentalmente sull’azione coordinata e continua operata da busto e spalla “imperniati” sui fianchi. Viene così a prodursi un “meccanismo motorio” marcatamente ciclico e particolarmente utile soprattutto per lunghi percorsi ; infatti l’assetto come descritto non affatica molto; attraverso la ottimizzazione del ritmo di pagaiata si ottiene anche una discreta velocità. In una parola, ci si stanca molto meno rispetto all’impegno che si assume con altre pagaie, diciamo “tradizionali”.
Va precisato che con la pagaia “Eschimese” risultano altresì applicabili e valide , tutte le tecniche di base come appoggi, rotazioni, eschimo ed altro. Vale la pena provare .
CONSIDERAZIONI IN NEGATIVO : In primo luogo non se ne vedono troppe in circolazione; si riscontra una sorta di “preoccupazione” nel passare in via definitiva dalla pagaia c.d. tradizionale a quella eschimese.
OSSERVAZIONI : Si nota, sempre più frequentemente , l’uso di pagaie a pale lunghe e piane (modelli questi presenti nei listini commerciali), “ proposte” come pagaie “eschimesi”, alquanto diverse da quella descritta in precedenza. Questo tipo di pagaie , se divisibili, vengono usate come pagaie di scorta , spesso alternate a quelle tradizionali ed infine usate con la tecnica della pagaiata eschimese prima descritta.
USCITE IN CANOA:
Le uscite in mare di più persone, necessitano di un comportamento particolare per diversi motivi di ordine logistico e di sicurezza.
Intanto diciamo che è bene che si formino dei gruppi di due o tre canoe che procedano abbastanza affiancate.
E’ scontato il fatto che in tale formazione risulta semplice e....... comunque possibile tentare un eventuale salvataggio.
Al contrario, quando ogni canoista ( probabilmente colto da un’incrontrollabile raptus di........ ), procede per proprio conto allontanandosi dal gruppo, non solo priva il gruppo di un riferimento in caso di necessità, ma egli stesso si pone nelle peggiori condizioni di non poter essere raggiunto velocemente e quindi soccorso in tempo.
Queste considerazioni non vanno sottovalutate specialmente quando si organizzano manifestazioni con numerosi partecipanti, probabilmente non tutti forniti delle conoscenze di base necessarie e fondamentali per la navigazione in canoa.
I consigli pratici riguardano anche l’avere un minimo di dotazione come può essere il giubbino salvagente (sempre), il paraspruzzi (ove necessario), pagaia di scorta (per traversate e ....con vento da terra), coni di galleggiamento (se canoa affondabile), altri accessori da ritenere non superflui.
E’ UTILE SAPERE CHE......
Se arriva un’onda frangente davanti in cui state per infilarvi, farsi superare dall’acqua badando di tenere ben stretta ed alta sopra la testa la pagaia.
Navigando con onde di lato e a zig zag (cioè obliquamente) è bene cambiare la direzione preferibilmente nel momento in cui si ha l’onda sotto la canoa.
Nel caso occorre rimanere fermi in mare per una qualsiasi ragione, la posizione da assumere rispetto all’onda è da mettere in relazione con l’entità del vento e della massa d’acqua che forma l’onda.
Si darà il fianco della canoa all’onda, se il movimento della massa d’acqua non è influenzato dalla velocità del vento e quindi l’onda non ricade su se stessa frangendosi. In siffatte condizioni la canoa si solleva e si abbassa nel moto ondoso in tutta sicurezza. Negli altri casi occorre volgere sempre la prua all’onda.
La prua all’onda, la direzione di marcia un po’ obliqua , la massima concentrazione, la pagaiata lentissima, la testa abbassata, rappresentano le norme di maggior sicurezza in condizioni di mare e vento alquanto avversi.
Se si avvicinano motoscafi, canotti a motore, barche e barconi da pesca, volgere sempre la prua alle onde che si formano dalla scia e non sottovalutare mai l’entità della massa d’acqua che arriva.
Occorre fare molta attenzione alla risacca che si forma in prossimità di scogliere, muraglioni ed altro. Evitare di entrarci dentro allontanandovi in misura sufficiente .
Se attraverso una corda non si tiene legata la pagaia alla canoa, legatela al polso.
Prima di iniziare la navigazione è consigliabile un periodo di riscaldamento a terra con esercizi di stretching .
E’ utile e divertente eseguire in acqua come programma di riscaldamento i movimenti fondamentali di tecnica (es: test controllo assetto, pagaiare all’indietro, spostare di lato la canoa, appoggi ecc.ecc.), nonchè un esercizio di “sensibilizzazione delle ginocchia”, da eseguire nel seguente modo: fate avvicinare la canoa di un compagno ed aggrappatevi bene con due mani alla punta anteriore; sbilanciatevi portando il busto fuori dall’asse fino a toccare l’acqua. A questo punto, dopo un “attimo” di concentrazione, raddrizzatevi con il colpo in su del ginocchio (azionando anche il fianco). Ripetete l’esercizio anche dall’altro lato.
Durante la navigazione è bene fissare qualcosa in lontananza perchè si procederà costantamente in quella direzione. (vedi posizione della testa) Se invece ci si distrae, fissando altro, si cambierà subito la direzione.
E’ bene non guardare la pala che si immerge ma immaginarne la posizione procedendo eventualmente alla correzione della sua angolazione in acqua.
Mai a piedi nudi in canoa (?).
Se lanciate dritta la canoa e sollevate la pagaia dall’acqua, sbilanciandovi moderatamente a destra ruoterete a sinistra , se vi sbilanciate a sinistra ruoterete a destra .
Il pollice e l’indice della mano, formando un incavo, stringeranno in esso il manico della pagaia dando così presa corretta e spinta maggiore. Il medio, l’anulare ed il mignolo contribuiranno anch’essi alla presa ma in maniera meno completa poichè non si chiuderanno completamente ad anello ma si poggieranno sul manico fornendo per effetto della loro posizione ed all’atto della trazione, una spinta di potenza ridotta.
La canoa sul portapacchi della vettura non deve sporgere posteriomente più di un terzo della lunghezza della vettura stessa. Tenere presente altresì che non potrà sporgere sul davanti della vettura e che è obbligatorio un cartello colorato posto in qualche modo (a norma di legge : in maniera verticale.....?) al limite della sporgenza .
Con canoa sul tetto della vettura bisogna rallentare di molto la velocita’ allorquando state per incrociare mezzi pesanti.
Non e’ motivo di disonore o di incapacità ma di maturità sportiva, se rifiutate l’uscita in mare ove la vostra personale valutazione delle condizioni meteo effettuata da terra, vi lasciano in stato di apprensione.
FINE
“ Nella speranza di non aver troppo annoiato coloro che di queste cose sanno, il
mio pensiero corre verso coloro che di queste cose abbiano a farne buona memoria.”
Un grazie per l’attenzione
Arnaldo Bonazzi
6 Vedi l’argomento : “Pagaiare”
5 vedi : riequilibrare con le ginocchia.
1 vedi : Appoggio alto ,appoggio basso e circolare
2 termine e tecnica applicabile alla “correzione della direzione”
Ä Da spazzare (pulire,scopare..) per indicare il movimento di scorrimento